Morkhimmel “Ostří černé kosy zní”, recensione

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Sulle rive della Moldava, proprio all’ombra oscura della Staré Město, da qualche anno si stagliano le grige ali della Insane Society Records, al di sotto delle quali, da poche settimane, ha preso corpo Ostří černé kosy zní , quinta fatica di MorkHimmel, quartetto ceco, dedito ad una forma delirante di regressive metal-punk.

Il nuovo disco, lanciato dall’Inphantile Collective, si presenta a noi nel suo delicato grigiore estetico, palesato nella cover art da rumori estetici ed inganni allegorici, in grado di raccontare un visionario e surreale mondo pensato dalla matita di Andy. Infatti , l’inedito full lenght sembra, sin dall’impatto estetico, voler avvolgere nel suo nereggiante abbraccio, semplice, granulare e onirico. Un incubo lieve, specchio espressivo di 8 tracce oscure e folli in cui la fuliggine espressive giunge a fagocitare l’attentivo ascolto in un gorgo emozionale narrato in lingua madre.

Il disco viene aperto da Co je mrtvé, nechám hnít , traccia oscura e raccolta attorno a reminiscenze Schuldiner e ritmiche thrash. Un’impostazione armonica piuttosto spigolosa, che non disdegna approcci catchy sui passaggi chitarristici, tappeto espressivo al servizio di una vocalità granulare. Un sapore anni’90 che riaffiora marcato e marciante attraverso l’asprezza del ceppo linguistico da cui proviene.

Sensa soluzione di continuità il mondo dei Morkhimmel giunge alle soglie della “possessione” con Z cizího krev poteče , che sembra estratta dal germinale Seven Church. Infatti proprio come le tracce narrate dai Possessed nel 1985, il brano raccoglie le sensazioni vintage di un growl iniziatico, forgiato nel magma della golden age, a cui si aggiungono stilemi nuovi e ridondanti. Sulla medesima onda emotiva appare Na věky věků , grezza ed ipnotica traccia speed thrash, preludio sinstemico all’andamento nereggiate di Nepřítomný nepřítel , in cui blandi influssi black coniugano al meglio la vocalità sofferta e teatralizzata di Slàvek.

Se poi con První při konci světa emerge un lato armonicamente più easy (dagli influssi slayeriani), con Zima si rimane nel terreno fertile dei Morkhimmel, le cui armonie battenti si inarcano verso sensibili cambi direttivi, governati da l’impronta ritmica, ben alimentata dalle sei corde.

A complementare un disco che non può rimanere tra le mura del proprio paese, sono la disturbante Den dni jako vejce vejci se podobá , breve avvolgente anthem, e Uprostřed prázdnoty , oscura traccia conclusiva, in grado di stimolare il modus operandi di un accorto post black metal oscuro e depressivo.

Un disco di ottima fattura, che trova nella lingua čeština un’arma espressiva in grado di definire i contorni espressivi, qui al servizio di una band che, pur orientandosi al passato, riesce ad offrire un marchio musicale inusuale e convincente, per certi versi non troppo lontano da Disgust e Warcolapse.

Tracklist:
1 – Co je mrtvé, nechám hnít
2 – Z cizího krev poteče
3 – Na věky věků
4 – Nepřítomný nepřítel
5 – První při konci světa
6 – Den dni jako vejce vejci se podobá
7 – Zima
8 – Uprostřed prázdnoty