Mother Island “Cosmic Pyre”, recensione

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Un magico teatro per uomini folli, animato da strutture sixties, venti acidi e psichedelici, in grado di raccontare un genuino rock vintage. Un ipnotico ed ammaliante sentiero, abile nell’attraversare con naturalezza i fertili territori passatisti, tra reminiscenze Jefferson Airplane e Velvet Underground, mostrando spezie Stooges e animosità pinkfloidiana.

Il disco, nato come vinile sia nella sua struttura, sia nelle sue intuizioni, si offre con durate moderate, side bilanciati e ruvidità impolverata di nuovi solchi, in cui la magica vocalità di Anita, efficiente nell’acuire l’onirismo cromatico della cover art, si pone come espressione visiva di un acid rock spinto da affatturanti strutture. Un debut per certi versi sorprendente, alimentato da idee illuminate, che trovano nel passato rock di Nico un focus espressivo chiaro e convincente.

A dare battesimo al nuovo vinile targato Go Down Records è A little bit harder, in cui un breve incipit funge da ponte verso il groove centrale del brano. Raggiunto mediante un’aurea vintage, il percorso si definisce attorno alcuni aspetti immediati, evidenziati da rallentamenti e riusciti cambi direttivi. Un cuore battente che, tagliato da un’enclave ponderata, si palesa pronto a riportarsi sul sentiero definito dagli accenni prog e deja ecù, tipizzati anche in Electric son. La traccia straordinaria, si appoggia su sentori familiari sviluppati con un originalità vintage, limpido ossimoro celato, pronto a (ri)assemblare la sottile capacita di intercalare il presente con le forze espressive del passato.

Se poi con Drag Along l’ascoltatore viene invitato tra colori warholiani, con Night, Day and Night si giunge ad un disincanto pop, pronto a lasciare spazio ai riverberi di Death Valley Summon, brano che ci conduce con audacia verso stilemi desertici e post noisy.
Non mancano certo strutture minimali e pseudo recitative (Disguise), né rimandi ost (Naughty girl), i cui passaggi silenti forniscono gli elementi cardine di un climax emotivo, pronto a raggiungere il suo apice nella magnificenza di Sirbonzodequincey, caustica e nereggiante, magica e decisa, proprio come i vocalizzi e le armonie che ne caratterizzato le impalcature fondanti.

Un debutto straordinario, in grado di armonizzare il rock classico con ideali stilistici privi di orizzonti.

Tracks:
SIDE A
a little bit harder
electric son
death valley summon
drag along
disguise
willow tree

SIDE B
night, day and night
flying pigs
naughty girl
parallels
don’t phone
sirbonzodequincey