Mötley Crüe – Dr. Feelgood (1989)

Noi di Music On Tnt non ci tiriamo certo indietro quando c’è da “cavalcare l’onda” e come abbiamo già fatto per i Queen – pubblicando la recensione di “A night at the Opera” in concomitanza col film Bohemian Rhapsody – abbiamo pensato di rendere il nostro tributo a una delle band Glam Metal di maggior successo: i Mötley Crüe, dei quali vi consigliamo vivamente di vedere lo scoppiettante Biopic “The Dirt”, uscito in questi giorni.

Nel 1989 dopo il grande successo commerciale del quarto album Girls Girls Girls, di due anni precedente, la band californiana tutta Sesso, Droga e Rock n’Roll pensò finalmente di fare le cose in grande. Tutti i membri dei Crüe erano stati in riabilitazione, dopo aver umanamente toccato il fondo, o addirittura rischiato la vita (l’overdose di Nikki Sixx gli procurò un pericoloso arresto cardiaco) ed era quindi forse naturale che volessero concentrarsi sui nuovi pezzi e provare a lasciare un segno tangibile nella storia del Rock mainstream. Ci riuscirono con Dr. Feelgood, un disco pieno zeppo di belle canzoni a livello compositivo, con il biondo frontaman Vince Neil al top della sua carriera e il produttore Bob Rock nelle vesti di domatore delle quattro belve da circo. Non è certo un caso se i Metallica, qualche anno dopo, chiederanno a quest’ultimo di produrre anche il loro black album, proprio in virtù dell’ottimo lavoro svolto per Dr. Feelgood.

Nonostante il clima di relativa sobrietà che regnava durante le registrazioni, quantomeno rispetto al passato, i testi dei brani sono assolutamente in linea con la loro fama di eterni festaioli, dissoluti e decadenti. L’album si apre con la title track preceduta da un brevissimo intro (“T.N.T. – terror n’ Tinseltown”) creato col suono urbano di sirene di ambulanza e il rumore di un incidente improvviso, subito dopo il quale esplode alla grande la sezione ritmica dell’accoppiata Nicky Sixx/Tommy Lee, inondata dal mare di riff pesanti e taglienti di Mick Mars. Presentazione perfetta, direi, rispetto a quello che seguirà.

Fra i brani migliori per quanto riguarda le “bombe” hard rock c’è senza dubbio “Kickstart my heart”, un bel calcione dritto nel cuore anche a livello acustico, visto il ritmo indiavolato. Bisognerebbe quasi vietarne per legge l’ascolto in automobile, perché ascoltandola è praticamente inevitabile schiacciare l’acceleratore al massimo, con i litri di adrenalina che inietta nelle vene. Goduria assoluta. Non sono da meno i due singoli: il primo “Rattlsnake shake”, che si avvita su se stessa come un vortice col suo refrain in loop, e il secondo, la trascinante “Same ol’ situation” con un mega assolo di Mars e il testo parla di una donna tutta alla moda, sessualmente attraente che fa di tutto per essere guardata e desiderata, nonostante sia già impegnata col suo uomo.

Bisogna dire che il livello altissimo raggiunto dall’album è dovuto anche le tre splendide ballate: la più lenta e dolce “Without you” ( ai livelli di “You’re all I need” e “Home sweet home”), la mia preferita in assoluto della carriera dei Mötley Crüe: “Don’t go away mad”. Inizia con il suono di una chitarra acustica ed ha una melodia che da vera e propria perla rock degli anni 80. Pur avendo un approccio in qualche modo soft, nel finale il pezzo si carica di energia e si scatena alla grande. Impossibile non amarla. L’ultima è invece “Time for a change”, probabilmente ispirata dal periodo di ritrovata sanità mentale del gruppo.

Abbiamo scelto di portarci sull’Isola deserta questo Dr. Feelgood perché se un giorno ci venisse voglia di fare un bel party rock questa sarebbe un’ottima colonna sonora, da meter su insieme ai coevi “Appetite for distruction” dei Guns e “Slippery when wet” dei Bon Jovi.