Normal Insane “Sedici”, recensione

16.jpg

Un ossimo; Normal insane rappresenta, senza dubbio, la più classica figura retorica, intenta a definire un forte accostamento tra due termini in antitesi. Normalità e follia, infatti, si ritrovano in sinergia compositiva sulle fondamenta di questa quartetto dall’aspetto indie, nel tentativo di dare, con alterne fortune, uno spirito creativo capace di raccontare qualcosa di nuovo.
In realtà l’espressività di fondo, pur rimanendo nei confini della credibilità, sembra subire un forte influsso centripeto, causa inevitabile di un ripiegamento verso i clichè del genere.

Forte di questo metaforico contrasto, la band trevigiana arriva a pubblicare il primo full lenght ufficiale, targato Black Nutria che, dopo aver assistito ad un assestamento, spera di essere di fronte alla forma definitiva della line up. Il disco offre uno sguardo accattivante anche nel suo lato estetico, grazie ad un approccio artistico lo fi molto interessante, non assecondato però dal collage fotografico e da un inlay poco coerente con la struttura grafica data alla cover art.

La nuova release nasconde in tracklist ben 13 brani dati a battesimo dall’introduttiva Corn Flakes, in cui la battente sezione ritmica definisce un dominio sonoro nella sua espressività minimale, capace di trainarci verso un uso post rock della sei corde. Le tempistiche espressive sembrano calmierarsi verso un rock stoner interessante, tanto quanto la voce intesa come strumentazione aggiuntiva. Dal disco si percepisce una sorta di “voglia” alternativa, come accade in Sedici, da cui emerge un folle testo definito a strappi da una rabbia schizzofrenica, atta a definire un inevitabile turbinio di sensazioni.

Se poi la veste ballad di Glicine e la titubanza di Hawaiinon sembrano convincere al pari di Reni, è acclarabile come Ufo sia annoverabile tra le tracce migliori del disco, grazie alla sua semplice causticità espressa dalla chitarra e dalla linea di cantato che si sviluppa ottimamente all’interno di bridge ben definiti e bene assestati stop and go.

Il convincente groove ritorna poi nel guitar solo di Monte Pallone e nel Clash Style di Tango, che tanto sarebbe piaciuta a Rino Gaetano, similmente all’easy listening di Toilette, racconto leggiadro ed ironico per un ritmo dalle note basse, che pone la solida impressione di una band a proprio agio in ritmiche più lontane dall’alternative.
A chiudere Sedici è infine Vitello (Lo), composizione sopra le righe pregresse; una sorta di auto-sarcasmo, in cui la voce si fa profonda verso un rallentamento doomatico dei tempi, tra sentori space ed ironia, ottimale esecuzione di un breve e folle conclusione.

La tracklist

1. Corn Flakes
2. Farfalla
3. Sedici
4. Mai
5. Hawaii
6. Missa
7. Ufo
8. Glicine
9. Monte Pallone
10. Reni
11. Toilette
12. Tango
13. Viltello (Io)