Orlando Julius – Super Afro Soul + Orlando’s Afro Ideas

copertine di Super Afro Soul e Orlando Afro Ideas

Parliamo oggi di Orlando Julius Ekemode, un’autentica legenda della musica popolare africana, e in qualche modo anche un mistero. Accanto a Fela, Orlando Julius fu il principale responsabile dell’evoluzione del sound nigeriano dall’highlife al funk, un sound che Fela chiamò Afrobeat e OJ Afrosoul. Fela divenne forse il musicista più famoso dell’intero continente africano, mentre OJ rimase praticamente sconosciuto al pubblico internazionale.

Nato nel 1943 a Ijebu-Ijesha, nello stato di Osun in Nigeria, Orlando Julius fece le prime esperienze da musicista come percussionista e flautista alla S. Peter Anglican School di Ikole-Ekiti. A 14 anni lasciò la scuola e frequentò un corso biennale di sassofono contralto. In seguito, a partire da 1961, egli cominciò la sua gavetta nel modo del professionismo, suonando prima con i Flamingo Dundies di Akure, poi con la mitica Dance Band di I.K. Dairo, monumento della prima juju music, e infine con la Top Ace Band di Eddie Okonta.

Finalmente nel 1965 fondò la sua prima band, i Modern Aces, con i quali pubblicò, con la Philips nigeriana, alcuni singles di successo e un album, intitolato Super Afro Soul, uscito nel 1966. I Modern Aces suonavano fondamentalmente highlife, un genere musicale esploso in Ghana a partire dagli anni ‘40 e ‘50 e poi esportato in Nigeria, in cui le armonie delle musiche da ballo coloniali si fondevano con elementi ritmici ed estetici più propriamente africani. A partire dall’Highlife, i Modern Aces introdussero pian piano nella loro musica elementi provenienti dalla black music targata Atlantic e Motown di oltre Atlantico, che a partire dagli anni ’60 cominciava ad arrivare nell’Africa anglofona.

Non è azzardato affermare che il processo di modernizzazione dell’Highlife nigeriano grazie all’ibridazione con il funk, il soul e il ri’nb fu iniziato proprio da Orlando Julius e i suoi Modern Aces, i quali ebbero un enorme successo a partire dalle città di Ibadan e Lagos, dove stava avvennendo la catalisi del nuovo afro-sound. Fu proprio in quegli anni che Fela Kuti tornò a Lagos da Londra, riportando con sé il suo Highlife-Jazz. Sembra che, nel crogiolo creativo di quel periodo, Orlando Julius e Fela Kuti si influenzarono a vicenda in vari modi: ad esempio, alcuni dei musicisti che suonavano con i Modern Aces si unirono ai Koola Lobitos di Fela. Da Julius Fela prese il soul, mentre Julius assorbiva da Fela la necessità di introdurre nella sua musica il jazz e, soprattutto, elementi della tradizione Youruba.

Nel frattempo i Modern Aces erano divenuti gli Afro Sounders, e l’afro-sound era maturato e divenuto definitivamente Afrobeat. Fu nel 1970 che James Brown visitò Lagos durante la sua turneé, durante la quale ebbe contatti sia con Orlando Julius che con Fela Kuti, dal quale si racconta rimase fortemente impressionato. L’influenza del padrino della black music sulla scena musicale nigeriana fu enorme, e in molti dicono che fu anche reciproca. In seguito a ciò OJ girò ancora per un paio di anni la Nigeria in lungo e in largo prima di trasferirsi negli Stati Uniti.

In America Orlando Julius Ekemode lavorò con alcuni grandi artisti, tra cui Lamont Dozier, i Crusaders e Hugh Masakela. Di quel periodo devono essere ricordati almeno due incredibili progetti: la stretta collaborazione con Hugh Masakela nell’album The Boy’s Doin’it (1975, Casablanca, ristampa Verve), uno dei migliori dischi sfornati dal trombettista sudafricano durante gli anni ’70, contenente lo strepitoso dance-hit Ashiko composto dallo stesso Julius, e la partecipazione allo straordinario Going Back to My Roots di Lamont Dozier.

Durante gli anni ’80 Orlando Julius continuò a produrre musica, ma i suoi dischi sono introvabili persino nel circuito dei collezionisti di vinile. E’ per questo che la ristampa targata Strut (vedi recensione di Nigeria ’70) di Super Afro Soul, avvenuta nel 2000, seguita dalla compilation della Ekosound, sono state a loro modo degli eventi. Nella prima è contenuta la scaletta originale dei brani del primo LP dei Modern Aces e alcune bonus tracks, tratte dai singles di allora. Il primo singolo dei Modern Aces fu Jagua Nana del 1965, seguito da Topless, Olulofe e E Se Rere, tutti pezzi piacevolmente leggeri e dal marcato timbro highlife. Le curiosità sono invece rappresentate da una cover di My Girl e da una versione di I feel Good di James Brown qui intitolata Ijo Soul. Il resto è una miscela fortemente groovie di highlife e funk, davvero sporco e maledetto, tanto ma non quanto quello contenuto nel secondo e incredibile CD di cui parliamo: Afro Idea’s.

Questo secondo album, uscito nel 2003 per la Ekosound, una coproduzione tra le inglesi Ekostar di Samuel Kayode e Soundway Record, è una raccolta contenente tre brani usciti come single alla fine degli anni ’60 e l’album Afro Idea’s degli Afro Sounders, uscito in Nigeria nel 1972. Il suono ha oramai abbandonato qualsiasi traccia di highlife, e ha virato decisamente verso l’afrofunk, o afrobeat che dir si voglia. Rispetto al groove di Fela, quello di Orlando Julius contiene meno elementi della tradizione Youruba ed è invece più propriamente funky. La struttura antifonale tra solista e coro, la struttura poliritmica e le figure ricorsive, tipiche dell’estetica africana, sono elementi presenti ma meno marcati rispetto agli Africa ’70. Allo stesso tempo la chitarra ritmica, la batteria e il contrappunto dei fiati è maledettamente funk. La voce di Orlando Julius che canta in Youruba è invece puro feeling africano, con la sua armonia incerta, il suo timbro sporco e sensuale. Per tutti valgono brani come Home Sweet Home, che parla della Nigeria, e James Brown Ride On, in onore al “Goodfather” del funky-soul (“we, nigerian, are proud of you”).

E’ inutile dire, data la serietà delle etichette, che la produzione di entrambi i CD è eccelsa in ogni particolare. Come per altre gemme dell’Afrofunk degli anni ’70, recensiti su queste pagine, non posso far altro che consigliarne l’acquisto, magari cercando su ebay o su www.gemm.com, prima che possa verificarsi il rischio che anche questi dischi diventino introvabili.