Plasmaexpander ” Live3″, recensione

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Dopo qualche tempo torniamo ad occuparci del mondo Wallace, qui in collaborazione con Villa Inferno, Bloody sound Fucktory, Here i Stay, Hysm? e Brigadisco. Sei anime perse, raccolte attorno alle brillanti partiture dei Plasmaexpander, trio cagliaritano composto da Fabio Cerina, Andrea Siddu e Corrado Loi, reale valore aggiunto di una band solida e visionaria.

Il disco, racchiuso in un’originale packaging, è caratterizzato dall’intervento grafico di Mirko Spino, bravo ad iconizzare l’animo espressivo della band, il cui suono strappato ed avvolgente sembra rimestarsi sin dalle prime battute di Bacon. Un’implosione sonora dettata dalle pelli rullanti e da un’imponente aurea stonerizzanta della sei corde, che pone le basi ritmiche per un’ipnotica e funzionale ridondanza. Ampi e profondi respiri musicali al servizio di una vitalità rappresa sotto i colpi di un persistente basso, in grado di ridefinire i contorni di un brano ricco di sfumature cromatiche.
Le numerose svisate chitarristiche chiariscono la strafigurazione dei brani originali, lucidati da rimandi passatisti e vortici sonori che non disdegnano picchi eccentrici e psichedelici.

Il disco matura attraverso la ritmica rotonda e desertica di Hands in your guts e la distorsione arricchita di Why not. Un sentiero che dirama la propria coscienza verso inattesi indirizzamenti. Una tracci alimentata da sonorità loop, in grado di uscire dal proprio ego circolare grazie a sentori seventies e manierismo direzionale al servizio di idee in movimento.

L’eclettico viaggio prosegue poi con le profondità espressive di Exploder, la cui percettibile struttura space evolve verso uno sguardo alt, pronto ad accogliere sensazioni di stampo lo-fi. Vere e proprie spezie oniriche che trasudano l’irrequietezza dei dittici sonori, atti a dialogare con una sezione ritmica ben allineata. A chiudere l’album è, infine, l’inedito Otra Vez, che, con i suoi giochi balance, evolve verso un apparente rumorismo, palesandosi nelle vicinanze di echi e riverberi, pronti a delimitare un ulteriore tocco artistico all’interno di un disco in cui le note parlano un linguaggio chiaro e articolato.

Un album dunque che nasce dall’urgenza di sprigionare l’energia live della band, mediate l’assenza ragionata di sovra incisioni. Una presa diretta , vera e avvolgente.