Polar for the masses “Silence”, recensione

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Sono italiani (e non si direbbe), sono distribuiti dalla audioglobe e sono marchiati Blacknutria. Si chiamano Polar for the masses, ma sono conosciuti nell’underground indie anche con l’acronimo P4tm. Sono attivi dal 2007 e arrivano oggi alla terza fatica discografica, tra silenzi acuti e grezzo rock, in linea di coerenza con i precedenti Let me be here e il più recente Blended.

La band vicentina con l’ultimo Silence offre infatti brani in armonia con il proprio contemporaneo passato, sicuramente più costruiti, attraverso un suono pieno e caldo; tracce cariche di indie life, registrate alla Red House di David Lenci e masterizzate all’Audioplanet di Copenhagen.

Silence appare come un disco con pochi compromessi sonori, sviluppi chiari e suoni pesanti, dedito all’alternative noise rock, ma stimolato razionalmente da sfumature sonore che trascinano con sé note classic rock, stoner e cartavetrata elettronica. Una mistura mai casuale al servizio di un songwriting obiettivo e disincantato nei confronti di un mondo talvolta cupo e nereggiante come la coverart di Marco Lovisatti.

Ad aprire il disco è Consequences, piacevole mescolanza di sentori stoner, electro-funk alla Jamiroquei, mescolato a sensazioni pop anni 90 ed una voce piacevole e convincente. Nonostante il testo ridondante, il brano sembra rapire in maniera esponenziale. Stilettate di chitarre sporche e diluite, assieme ad un funzionale rumorismo di fondo, contribuiscono a rendere ancor più ipnotico l’outro della lunga traccia introduttiva, che sfocia nella più facile lettura di Rust, in cui diversificati cambi di tempo si posizionano attorno alle sei corde dai semplici e chiari riff. Ad impreziosire la composizione inevitabilmente è la voce pulita del band leader.

L’iter sonoro dei Polar for the masses prosegue con la semiacustica chitarra di Sailing away, che, tra echi e riverberi, introduce una vocalità teatralizzata, definendo i contorni di uno tra i brani più convincenti. Tonalità più basse e costruite, conquistano senza difficoltà riuscendo ad avvicinare l’ascoltatore ad una concettualità nereggiante e riflessiva.
In linea con la precedente canzone sembra essere l’ottima fattura di U.t.w., la cui ossatura scarna e scheletrica, inchioda l’attenzione alle armoniche dirette, in cui l’easy back voice sfocia in un bridge rockeggiante e blandamente rumoristico.

Se poi Ignorance e l’electro stoner di The last man appaino anelli deboli del full lenght è altrettanto vero che una tipologia di musicalità come quella proposta dai P4tm non può prescindere da una sezione ritmica adeguata, come dimostra la tecnica espressiva di basso e batteria.

Un disco che per certi versi può apparire lontano dai primi tubi indossati sul vivo, ma che porta con sé le note ancora legate ad un genuino sentiment d’entre, che fa solcare i mari mossi del rock, senza banalizzare intenti. Un opera che suona con l’energia pulsante di un disco live…consigliabile!

Tracklist

01. Consequences
02. Rust
03. Dismembered
04. Sailing away
05. U.t.w.
06. The last man
07. Ignorance
08. Guilty

Tour

11.03.2011 – Cantine Mediterraneo – Frosinone
12.03.2011 – Rifrullo – Eboli
25.03.2011 – Sartea Vicenza
26.03.2011 – Contestacio Roma
30.03.2011 – Capanno Black Out – Prato