Psychomancer “Inject the worms”, recensione

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Dopo ben otto anni di silenzio tornano gli Psychomancer, con un violento extended played animato da antichi spiriti death-thrash. Infatti, questo convincente ritorno, targato Orchestrated Misery Recordings, sembra riprendere il discorso interrotto sui confini di Butchered.

Proprio grazie a Duston Bullard, deus ex machina della metal band, ritroviamo oggi una nuova e stabile line up che restituisce un power combo vivo ed ispirato. La band di Michigan City forgia così sei nuove tracce aggressive, intercalate tra oscuri passaggi e vorticosi pattern, in cui l’ascoltatore si può ritrovare trainato dai venti classici di un genere spesso fedele a se stesso.

Il viaggio ha inizio con l’impulso esplosivo di In Shackless insane, pugno improvviso in grado di definire, sin dall’incipit, ritmi alti (privi di inutili fronzoli) ed un groove schiacciasassi, pronti a trovare il proprio cuore nero nell’enclave slow che sembra riportare alla mente tipizzazioni Bay Area. L’ossessivo inciso traina l’ascoltatore verso un vorticoso ritorno al violento inizio, pronto a definire i contorni di un uso ideale della sezione ritmica. La via dello speed appare espressiva, anche grazie all’ispirata quattro corde e ai cambi direttivi, pronti ad acuire oscurità ed inquietudine. Da qui si riparte per le profondità gutturali di Just another victim , esempio lampante di come le diversificate correnti metal confluiscano in maniera naturale nel mondo dei Psychomancer.

Intuiti Cannibal evolvono verso spezie thrash-death, mai vincolate a sterili clichè, come dimostra la titletrack stessa, in cui inattese sonorità clean offrono una visuale inizialmente fuorviante. Un approccio coraggioso ed originale da cui nascono i marcescenti sementi growl. L’impostazione emotiva del brano, infatti, riesce a raccogliere un uso deflagrante del drum set, dominato da Corey “Pickles” Blackstad, la cui linea di congiunzione va ad esprimersi nella rabbiosa Bastards burn, definita da un intellegibile growling e da elementi chatchy, che sembrano ricordare alcune partiture dei Debauchery. Il disco muta poi pelle tra le note di Abborent wings of decay, in cui si abbandona la brutalità per coniugare un’impronta acustica con venature di black sinfonico, pronto a virare verso una presa più vigorosa, in cui Duston gioca con improvvisa coralità e spezie easy.

La psicotica traccia si offre con i suoi cambi agogici a ponti preparatori, posti in anticipo alla folle chiusura di Chant of the war demons, mistico atto referenziale della golden age dei Death. Trainanti riff perfettamente armonizzati alla bass line, giungono, difatti, a richiamare le atmosfere di Leprosy, offrendo così agli hmk una traccia che meriterebbe una sorta di storicizzazione.

Un disco, dunque, in grado di far ritrovare giovinezza a chi ha amato il Death anni’90, grazie a sonorità pure, in cui il ruolo della sezione ritmica offre un cardine espressivo definibile come reale fuoco vitale.

Tracklist

1. In Shackles Insane
2. Just Another Victim
3. Inject the Worms
4. Bastards Burn
5. Abhorrent Wings of Decay
6. Chant of the War Demons