Rekkiabilly “Banana Split”, recensione

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“…non capisco cosa centri la mia musica con la cover art.. in fondo la copertina può essere brutta o addirittura essere assente. L’importante è la musica…e poi Beethoven non aveva copertine!”, .
(Polemico carteggio tra un anonimo artista e me medesimo)

Chi solitamente si imbattuto nei miei articoli saprà che, a causa del mio essere Giano bifronte, inevitabilmente, tendo a dare una notevole importanza all’aspetto estetico di un prodotto. Non sta di certo a me insegnare che il nostro mondo è considerabile come iconografico, ma appare evidente che il nostro oggi sia teso a cibarsi necessariamente di immagini ed estetismo.
L’attenzione all’aspetto comunicativo dell’immagine e del cromatismo è di certo materia considerata ed analizzata a fondo dai Rekiabilly, band pugliese dedita ad uno sperimentalismo applicato al Rockabilly creativo, mescolato a motown, swing e stilemi countrieggianti raccontati dalla voce portante di Dario Mattoni. Un disco apolide che sembra ricercare (con attenzione) contaminazioni disparate e quasi sempre ben definite attorno allo slap di Amaro Luciano e al metal’n’roll delle pelli, che concretizzano una sezione ritmica di buona misura.

Ad aprire il secondo full leght del quintetto è Six by six, strumental intro in grado di affiancare al meglio lo slap al rockabilly sax style, impreziosito dalle svisate chitarristiche, che con il loro proto surf sfumano per incontrare la calda e prorompente vocalità del frontman. La ritmica cadenzata de L’astronauta ci apre poi la via al sapore vintage di Banana Split, traccia fifthy da cui emerge un sapore buscaglionesco. Invece con la deliziosa Lulù swing l’ascoltatore è prima trascinato in quegli anni trenta d’oltreoceano, come invitato in un testo filmico di Woody Allen, e poi accompagnato verso il ritmo in levare di Notte, notte, notte, in cui l’anima strappata definisce un brano da ascoltare mille e mille volte, in cui il perfetto apporto dei fiati definisce uno tra i brani meglio riusciti di questo nuovo full lenght.

Se con l’anima Kid Combo espressa dal Country alternativo di Mezanotte di fuoco, si arriva in un terreno polveroso e danzante, con Il compare vanno a spegnersi le luci verso una maggiore cupezza narrativa, tra nudi picchi vocali e sperimentazione alt, che anticipa il rock figurato di Questo è il rock’n’roll e il blues drum set di La pensione narrazione ironica e sociale.
A chiudere l’opera nuova dei Rekkiabilly è infine la rivisitazione di Burn toast and black coffee di Mike Pedicin, che non sfigurerebbe in un disco degli Ska p, come similmente la circense improvvisazione libera della ghost track, le cui idee sembrano sprecate nel rischio di rimanere nascoste.

Insomma…un disco che vale molto di più del suo irrisorio prezzo, grazie anche alla cura oramai riconosciuta della Volume Records, sempre in sapiente sinergia con la Polyproject Protosound, capaci di offrire un buon contenuto all’ottimo packaging.

Tracklist:

1.Six By Six
2.L’Astronauta
3.Sisma
4.Banana Split
5.Lulù Swing
6.Notte Notte Notte
7.Mezzanotte Di Fuoco
8.Il Compare
9.La Pensione
10.Questo è Il Rock N’Roll
11.Toast E Caffè Arrosto