Rokia Traoré Live @ Villa Venier di Sommacampagna per Verona Folk 2009

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Quando Rokia Traoré sale sul palco con i suoi musicisti, cala una strana atmosfera tra il pubblico. E’ certo che non tutti gli astanti conoscono la cantante del Mali, molti sono qui per caso, spinti dalla curiosità e dalla serata fresca e piacevole, molti invece attendono da anni di poterla vedere in terra Italica, e non possono perdere l’occasione.

Occasione che si presenta grazie a Verona Folk, interessante e preziosissima manifestazione che l’anno passato aveva regalato uno strepitoso di Goran Bregovic e la sua Wedding and Funeral Band, e che anche quest’anno offre un cartellone ricco di spunti.

La musica di Rokia è musica africana, per quanto questo termine così generico possa avere un valore. Non si può considerare “musica Africana” una definizione adatta e sufficiente, essendo l’Africa un continente enorme, che include migliaia di ceppi etnici, culturali e linguistici, e che proprio per questo vede la sua musica suddivisa in migliaia di generi, sapori e profumi. Ma quella di Rokia è musica Africana, contaminata con quella occidentale (che sempre all’Africa deve i suoi natali, comunque) come il Jazz ed il Funk.

Dal vivo Rokia Traoré supera ogni aspettativa del sottoscritto. Certo, perchè mi sarei aspettato (conoscendo la sua discografia) do trovarmi sul palco molti musicisti africani, molti strumenti popolari, ed invece, se non fosse per Diabaté, che suona lo ngoni, la band avrebbe la classica formazione rock: chitarra, basso, batteria, ma lo fa con un gusto caldo, sensuale, impossibile rimanere fermi sulle sedie! (per inciso… ma come si fa ad organizzare un concerto del genere e mettere in filoa sedie fin sotto il palco? Ma qui la gente vuole ballare!!!)

Durante il concerto il gruppo suona tutti i brani compresi nell’ultimo disco, Tchamantché, uscito l’anno scorso, e Rokia mette subito in piazza quelle che sono le sue meravigliose qualità vocali. Rokia ha una notevole estensione, ma più di questo sono le sue doti interpretative a lasciare senza fiato. Usa la voce con tutti i colori donatele dalla natura, a volte di pancia, di gola, di naso e di testa, a seconda delle esigenze espresse dal pezzo che sta cantando. Davvero sorprendente la tenuta delle note e la velocità/facilità con cui cambia l’impostazione.

La musica di Rokia Traoré non è solo legata alla terra, alla danza, come spesso succede con la musica africana, ma raggiunge livelli di introspezione ed intimità che assoceremmo più alla cultura ed alla musica asiatica che a quella africana. Il picco, sotto questo punto di vista, arriva quando, come tributo africaneggiante (sono parole sue) a Billie Holiday, esegue “The Man I Love” (di Gershwin), partendo con un arrangiamento vicino allo spirito Jazz dell’originale, ma virando poi verso sonorità funky e rock.

Un plauso è doveroso nei confronti della band che accompagna la cantante, tutti di livello tecnico ed interpretativo altissimo, anche se in particolare vanno menzionati l’immenso Christophe Minck al basso e l’italianissimo Emiliano Turi alla batteria. Il concerto finisce con il pubblico in piedi, a ballare cantare e battere le mani. Un concerto che, come ho già detto, supera ogni aspettativa.

Rokia Traorè
Mamah Diabaté: NGONI
Eric Lohrer: CHITARRRA
Naba Traoré: VOCE
Christophe Minck: BASSO
Emiliano Turi: BATTERIA