Rolf Vasellari “Virgin Prunes”, recensione

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“Ci sono cose che semplicemente non possono essere scritte o dette ma solo cantate, e questa è la ragione per cui canto.”

Chi ancora là fuori non conosce i Virgin Prunes?
Credo in molti.
E alla domanda “Chi sono i molti?” penso di poter dire con certezza i millennial, spesso lontani dalle radici germinali della musica, ma anche chi non nutre interesse verso un espressivo underground oscuro e derelitto.
Ma non preoccupatevi, non è mai troppo tardi, fatevi spingere dalla curiosità e dal voler sapere… ed inoltratevi nei meandri di una band straordinaria.

Infatti, a dare ausilio a chi volesse avvicinarsi alla cult band dublinese c’è Crac Edizioni alla quale i fan della New Wave e del Post Punk devono dire semplicemente grazie per aver riesumato un leggendario libro sino a ieri introvabile. L’opera di Rolf Vasellari, difatti, pubblicato per la prima volta nel 1985 per una piccola casa editrice svizzera e da tempo scomparsa degli scaffali, ricompare finalmente oggi, ridonando linfa vitale al seminale gruppo di folli irlandesi.

Le ricchissime 272 pagina raccontano il modus operandi, la filosofia e l’estetica di una band pronta a stupire e provocare attraverso un idioma arcaico, visionario e per certi versi innovativo. Il libro tradotto da Roberto Russo, riesce in maniera graduale a disegnare il quadro psicologico dei suoi protagonisti attraverso un ventaglio discorsivo che giunge a toccare le tematiche più disparate in cui trovano posto sperimentalismo e teatralità espressiva.

Così, tra dialoghi, monologhi, interviste e documenti il libro scorre immerso in contribuiti nobili (Bono Vox, Colin Newmann, Patti Smith…), disegni, testi e un incredibile numero di testimonianze fotografiche, essenziali per la comprensione reale di un fenomeno marcato e per certi versi germinativo.