Seconda serata del Maggio della musica 2018

Roberto Plano

Rieccoci, fortunatamente, a parlare del Maggio della musica 2018.

La seconda serata ha visto come ospite Roberto Plano, di cui parleremo successivamente, la cui interpretazione delle sonate 4, 5 , 6 e 7 è stata la naturale e felicissima propaggine del primo concerto della manifestazione.

Oggi come allora ho assistito ad una interpretazione di primissimo piano.

La sonata numero 4 non è facile da domare, anche perchè è considerata il primo dei capolavori di Beethoven il quale, riconoscendo la portata della sua composizione, la chiamò Grande sonata. Ancora oggi spesso viene così chiamata dagli amanti del repertorio Beethoveniano.

Questa composizione è ricca di contrasti, ad esempio gli accordi del primo movimento, sia ascendenti che discendenti, la solennità del secondo movimento che nella parte centrale si ricollega idealmente al tema dell’allegro iniziale, il terzo movimento con i suoi arpeggi e dal rondò finale che rielabora il tema principale, dapprima in modo più leggero poi via via in modo impetuoso.

Plano ha restituito un suono ricchissimo, pieno, ha sfoggiato una lettura entusiasmante e comparandola a diverse versioni di altri pianisti assolutamente priva di sbavature.

La sonata numero 5, soprattutto il suo brutale prestissimo finale è stato un piacere per le orecchie, eseguito perfettamente lasciando intellegibili le note dello spartito che veniva eseguito.

La cosa che mi ha impressionato infatti è stato proprio il controllo della musica eseguita. Quello che mi attira ascoltando la musica classica, in special modo le sonate, è proprio il fatto di poter avere l’illusione, attraverso l’ascolto, di poter leggere lo spartito in ogni suo più recondito aspetto.

Suonare è un conto, interpretare è tutt’altro. Quella che ho ascoltato stasera è stata interpretazione, attenta a tutte le sfumature, senza voglia di impressionare con virtuosismi eccessivi, ma lasciando spazio allo spartito.

Roberto Plano è un signor musicista, entusiasmante, dinamico dal polso di ferro ma capace di un suono estremamente raffinato, lo chiamano il Pavarotti del pianoforte, ecco, io lasciando stare queste inutili associazioni, da stasera lo annovero tra i pianisti che mi hanno fatto amare ancor di più la musica classica e Beethoven.

Invito chiunque ne abbia la possibilità a seguire questo festival, perché se continua a proporre serate di questo livello fino alla fine sarà un successo assoluto.