“Slayer Repentless”, graphic novel, recensione

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Esiste un posto in cui i cellulari non prendono e dove non ci sono centri commerciali. Un posto in cui non si trovano né hipster né yuppie.

Questo posto si chiama Repentless.

La graphic novel edita da Magic Press parte proprio da questa perduta cittadina nascosta tra le polveri di un’America malsana e corrotta, in cui si raccontano le vicende incrociate di due fratelli: Adrian intento a perseguire i dettami nazionalsocialisti della causa, e Wyatt fuggito dall’ombra della svastica per ritrovare se stesso.

Basata sulla straordinaria trilogia filmica ideata da BJ McDonnell, autore di tre splendidi video dal sapore cinematografico, la narrazione è ispirata alla magicità di Repentless, (ultima fatica dei mitologici Slayer) riuscendo a definire un sentiero grafico interposto tra il mondo DC e quello di Robert Kirkman, raccontando le dinamiche violente, distorte sanguinare di una realtà derivativa. Realtà in cui Tom Araya, Kerry King, Gary Holt e Paul Bostaph si ritrovano in forma di fumetto a lottare contro l’annunciato nemico.

Sorretto dallo stile spinto, efficiente ed esplicito di Guiu Vilanova, la storia, in ogni suo capitolo, viene anticipata dal testo (con traduzione a fronte) delle tre colonne portanti di un disco granitico, che ancora una volta conferma l’immarcescibile stato di grazia del quartetto losangelino.
Ricco di riferimenti, citazioni e giocosa autoreferenzialità la graphic novel, tradotta da Amleto De Silva, ci invita a vivere tra le strade espressive di una vicenda che a tratti arriva a ricordare il migliore Sons of Anarchy, mantenendo però integra una funzionale struttura compositiva.

A complementare l’opera, data alle stampe in elegante formato cartonato, è infine un’inattesa Gallery in cui curiosi e fan potranno godere delle straordinarie illustrazioni a matita di Glenn Fabry, le cover Art alternative di Eric Powell e un piacevole backstage fotografico, che darà ulteriore linfa vitale a chi come me adora da sempre gli Slayer