Sprained cookies “Drited on a oaken mirror”, recensione

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Mescolando con attenzione psichedelia, alternative, bluesroots e sperimentazione, arriverete ad ottenere una magica pozione chiamata Sprained Cookies, singolare ensemble composto attorno ai ragionamenti chitarristici di Corrado Maria De Santis e dagli effluvi canori di Cecilia Frusciante.

Le due anime guida, coadiuvate alla sezione ritmica da Lorenzo Lupi e Lorenzo Mancini, arrivano al loro full lenght di debutto, proprio dopo un folgorante inizio artistico, interposto tra Deliverin’the sacred feathered one ed Italia Wave band.

Ancora sotto la regia della 29 Records questo nuovissimo Drifted on an oaken mirror sembra regalare, sin dal titolo, uno sguardo onirico e percettivo, posto verso una realtà talvolta irreale che recupera le spezie di intensive sinapsi elitarie, da cui sbordano concettualità indirette. Pennellate teoriche che rivendicano una naturale simbiosi con l’ambiente, in cui gli elementi raccontati appaiono a tratti definibili come ermetiche metafore di una ricerca continua dell’esistenza, definita attraverso antropologici rimandi all’immortalità, all’energia vitale e alle più tradizionali simbologie storiche.

Il disco, caratterizzato da uno scarno booklet e da una riuscita opera di cover art, si apre con Mental Room , in cui la fertile vocalità femminea sembra controllare il suo spirito alternative, per condurlo tra le onde nuove di un accorto dark anni ’80. Pochi profumi arzigogolati al servizio di un contratto rumorismo( Music Sucks) diluito da sintesi elettroniche, citazioni bowiane ( Chasm) e battenti spigolosità che si palesano con i loro rimandi placebiani in The best weapons. La traccia con i suoi riverberi e i suoi giochi balance, appare tra i brani meglio riusciti, prorio come Reprise , in stile Velvet Underground, e Two Strings . Proprio quest’ultima composizione sembra voler porre su di un meritato piedistallo le curate armonie orchestrali, che trovano la loro massima espressione in Lisergic, una deliziosa poesia maudit, perfetto atto anticipatorio dell’onirica Until your hands

Tredici tracce, a cui si sommano due bonus track, che riescono a definire con lucida e fredda caratura un ponderato mondo indie. Una attenta volontà, priva di limitati confini e pronta a riuscire nel tentativo di raccontare una serie piuttosto intensa e convincente di piccole narrazioni.