Storia Di Un Ratto – Napodano

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Un paio d’anni fa, arrivato da poco a Bruxelles, ebbi la fortuna di conoscere alcuni talenti italiani che, per vari motivi, avevano deciso di lasciare l’Italia “cercando fortuna nella capitale d’Europa”. Uno di questi è Daniele Napodano, interessante cantautore e tastierista che, tra l’altro, ebbi anche modo di intervistare per la rivista EuNews. In quel momento, la possibilità di strutturare meglio la propria carriera, magari incidendo un disco con qualcuno che credesse in lui, era ancora solo un’idea, mentre prevaleva di gran lunga l’ambito live, che infatti è poi progressivamente cresciuto. Ora, dopo il fruttuoso incontro con la Street Label Records – emergente Casa discografica italiana – ha scelto di darsi come “nome d’arte” il più semplice e immediato Napodano e pubblicare un EP, come preludio e assaggio di un prossimo LP, da far uscire entro l’anno.

Il titolo scelto per il disco è Storia di un ratto, lo stesso del primo singolo il cui ascolto, di per sé, è già sufficiente a descrivere, in estrema sintesi, sia il personaggio sia il suo approccio nei confronti della vita e del proprio “lavoro”: simpatico, ironico fino a sfociare nel sarcasmo, ma soprattutto sincero. Quanto alla musica, la definirei un pop jazzato, con melodie radiofoniche che certamente lo aiuteranno ad essere ancor più apprezzato e conosciuto.

Il video è stato girato a Roma, sua città di origine, e fornisce al pezzo l’immaginario cinematografico per valorizzarlo ulteriormente. Nel testo Daniele sostanzialmente racconta quanto possa essere dura la vita del musicista (ma in fondo, credo, di ogni persona che vive in questa società), a quanti compromessi ci si dovrebbe piegare per avere un minimo di legittima considerazione per quello che si è veramente e, nello stesso tempo, la sua forte determinazione a non voler cedere a nessuno di essi.
E ciò, ed è questo il punto cruciale, anche a costo di fare scelte non in linea con quello che molti vorrebbero, continuando a voler essere e sentirsi sempre liberi.

Ne La mia cura ritroviamo praticamente tutti gli elementi ed i temi di cui sopra, con versi emblematici come “La mia cura serve ad imparare e a capire e a pensare che c’è un tempo per belare e c’è un tempo per volare sopra chi non vuol capire”, accompagnati da un ritmo reggae che si concilia perfettamente col mood del brano.
Cara Simona è l’episodio che richiama un po’ alcuni lavori di Daniele Silvestri nel quale viene toccato l’argomento della sordità, ma anche in questo caso Daniele la fa a modo suo, con un misto di ironia e delicatezza. Come in un bar è una ballata pop con una piacevole melodia e mostra il lato meno spigoloso, più introspettivo, ma se vogliamo anche più ermetico, di Napodano. Lato che troverà la massima espressione nella finale L’equazione, a mio avviso il pezzo più bello in assoluto, che riesce ad emozionare sulle note di un piano (ma anche con un breve assolo di chitarra elettrica), affrontando il tema dell’attesa e della perdita. Al riguardo va detto che in studio il lavoro dell’amico, nonché batterista, Samuel Rafalowicz (piuttosto conosciuto sulla scena musicale di Bruxelles) ha avuto il suo peso in ordine ai migliori arrangiamenti.

Chiudo augurandomi di poter ascoltare presto il “lavoro completo” al quale accennavo nell’introduzione e del quale ho avuto il privilegio di poter ascoltare dal vivo alcune canzoni in anteprima. Se il buongiorno si vede dal mattino sarà un ottimo album davvero.