Tenedle – Luminal recensione del disco

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Luminal: Nome commerciale di un derivato dell’acido barbiturico, usato come ipnotico antispastico, anti convulsione, narcotico.

Così si legge nella quarta di copertina del booklet che, se delude graficamente per l’impostazione un po’ kitsch della cover, convince nel suo interno, racchiudendo forme grafiche estremamente accattivanti, capaci di accompagnare le tematiche dei testi, in maniera daliniana.
Il disco promosso dalla Ululati dall’Undrground è una sorta di concept album sulla schizofrenia e le sue alterazioni di pensiero e comportamento.

Il lato A del disco si apre con la splendida “La scatola” in cui un suono elettronico, disturbato come la follia, introduce una sonorità perfettamente cadenzata, gradevole e gentile che termina in un outro ridondante. Un loop che metaforicamente sembra volere definire le ripetizioni sensoriali che donano ai pazienti psichiatrici quella sicurezza dalla quale spesso non riescono a sfuggire. I bianchi e lunghi corridoi descritti sono popolati da chi vede il mondo come pericoloso “Fuori ridono di te, oh! Qui NO, noi qui no…e se qualcuno cercherà di spingerti nel vuoto, io sarò l’ascensore”.

La realtà alterata è tematica anche della seguente “Molotov Kid”, la cui vita è un’ombra in mezzo ai sui simili, un sentirsi diverso come la ciclotimia lessicale che caratterizza “Schizoide”, brano cardine del disco, in cui un pianoforte cortese, introduce un sapore retro, mescolato ad una sensazione che tanto ricorda gli ultimi Baustelle. Il fil rouge attraversa la aconcettualità dello scompenso psichico in “La crisi”, meno convincente musicalmente, per un arrangiamento troppo semplicistico, in cui l’elemento elettronico sembra discordare con le intenzioni iniziali.
La prima parte del disco si chiude con l’ansiogena “Il più forte”, triste definizione dell’estraniamento alla realtà.

Il flusso di continuità ci porta al lato B con l’ego persecutorio di “Mostri”, che per certi versi mi ricorda di riflesso “Close to me” dei Cure, non tanto per la musicalità a livello macroscopico, ma piuttosto per le vibrazioni che sembra dare questo brano.
Il viaggio nella follia torna su buoni livelli artistici con la piacente “Cose da non ricordare”, in cui il tocco jazzato della batteria regala al brano un buon groove. L’aura di rassegnata paura resiste e le storie di emarginati e delle loro menti confuse, continua nei brani “Luminal” e la notevole “Bibbie luminose”, due facciate della stessa medaglia.
Il disco termina con l’alternanza tra cupezza e accordi aperti de “L’insegnante” in cui ancora una volta viene regalata una piccola perla lirica che chiude un disco a corrente alternata.

Tenedle infatti, esce con un lavoro che, nella sua analisi, dimostra di avere molti lati positivi ed alcuni negativi. Riesce con le parole a descrivere incantevolmente e in maniera pseudo-poetica il mondo difficile della schizofrenia. Ottimi testi però non sempre riescono ad allinearsi a buone musicalità, spesso l’abuso dell’elettronica sembra stonare in un habitat in cui forse si necessità di elementi maggiormente naturali ed acustici, che meglio si sposano con la particolarità vocale espressa.