The rock’n’roll Kamikaze All kind of people, recensione

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It’s got blues, it’s got soul and a whole lot of rock’n’roll and the Kamikazes are sure your going to like it. This Divine Wind just keeps on blowin’!

L’aereo dei The rock’n’roll Kamikaze si è nuovamente levato in volo.
Dopo il sorprendente debut Tora!Tora!Tora! il quartetto degli abili combattenti carichi di esplosivo, rispolvera le chitarre nel riuscito tentativo di perseguire la strada intrapresa con il precedente album. La band con questa nuova release sembra volersi battere per il benessere del Rock’n’roll, mostrandosi sempre abile nella gestione delle partiture, spesso ancorate a spezie sonore diversificate. Così, dopo aver lasciato Andy McFarlane alle prese con le U.B.Dolls, lo ritroviamo oggi nel suo ambiente nativo, pronto a raccontarci 12 tracce intense e rovescianti assieme l’ex Horrible Porno Stuntman Eugenio Pritelli, unitosi al vento divino dei nostrani kamikaze.

Con l’iniziatica Mai Tai il disco entra subito in circolo, attraverso il vivo senso del rock and roll, introdotto da una voce femminea, anticipatoria di un classico pure r’n’r innestato tra piccoli echi resofonici e giochi vocali ben cadenzati in un filmico controcampo, da cui la chitarra in stoppare anticipa sensazioni surf della seconda parte. Ironia e sarcasmo si uniscono al groove di Who he?, i cui fondamentali movimenti rock ‘n blues citano implicitamente il Ray Charles più spensierato, oltre al mostrarsi molto vicino alle fiamme del mitologico Jerry Lee Lewis. Una bellissima traccia da cui nascono i petali blue di Out of this box e l’Elvis taste di The wanderer, viaggio sonoro che ci conduce a Physique e alle sue sensazioni swing club. L’ottimo slapping cresce sulle strutture del tiratissimo jungle rock Kamikaze Jive, che assieme ai classici clichè del genere (Bank notes) rappresenta uno tra i momenti più felici del nuovo disco.

Non mancano poi venature melanconiche (Start again), né strutture southern (All kind of people), che vanno a complementare le piacevolezze sottili di Tutti i venerdì, traccia dall’ idioma italiano, sorriso musicale estratto dagli anni settanta, in un deja ecù che si rinnova con Wreck,, il cui battito cardiaco chiude il cerchio aperto dalla Go Down Records.

Insomma…ascoltando il nuovo full lenght, a differenza di ciò che alcuni colleghi hanno fatto, non parlerei di un processo di maturazione, sia perché il tempo intercorso tra i due album è alquanto limitato, sia perché già di per sé il primo disco ha rappresentato un ottimo incipit per la band. Dunque sgombrate la testa dalle inutili elucubrazioni e accomodatevi tra le note danzanti di questo All kind of people, pronti a ballare le ritmiche senza tempo di un rock(abilly)-blues disincantato e travolgente.