Tre Allegri Ragazzi Morti “Nel giardino dei fantasmi”, recensione

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I tre ragazzi morti sono maturati, sono cresciuti ed hanno avuto il coraggio di non fossilizzarsi sui propri allori…dunque, alla luce dei fatti, è arrivato per me il momento e…farò outing.

Ho sempre amato i Tre allegri ragazzi morti!

Questa affermazione è necessaria per far comprendere come le mie parole, pur essendo toccate dalla indispensabile oggettività, potrebbero trapelare emotività genuina e diretta, nata nella fase iniziatica di Piccoli interventi a vivo che, al tempo, aveva ben presto lasciato il posto a quello che ancora oggi reputo il miglior album della discografia Tarm Mostri e normali. La storica Occhi bassi e la sottovalutata versione di Ask, hanno ancora un sentito appeal tra i fan dei tre Pordenone, facendo spesso apparire quel tempo ancora vicino a noi. Oggi, dopo ben tredici anni, quella stessa forza compositiva che aveva caratterizzato la seconda opera, ritorna più intensa che mai.

Pur avendo apprezzato la testa indipendente e il gorilla bianco e in tono minore i primitivi revisited, con questa ultima fatica, intitolata Nel giardino dei fantasmi, la band riesce a raggiungere un arte compositiva rettilinea e semplice, ricca di sfumature non troppo distanti dall’arte grafica di Davide Toffolo, ancora una volta autore della cover art.

Il nuovo full lenght, targato La Tempesta, racconta di undici tracce scure, imperlate di pop rock per nulla banale, intercalato in maniera fluida verso diversificate spezie sonore, che ritrovano la strada intrapresa da qualche anno, proprio con un nuovo approccio artistico.

Il palcoscenico si apre su Come mi guardi tu, pacato ritmo che cavalca un sette ottavi pronto ad
un sottile dialogo tra note, che va poi a intercalarsi verso un’inattesa maturazione del fil rouge. Il breve brano fonde sensazioni clapping hand con corde gentili e architetture melanconiche, ben abbracciate ad con un testo efficace quanto I cacciatori. Iniziano qui ad emergere i fantasmi cari alla band, infatti, tra le righe cupe ed oscure, ma al contempo naturali, si delinea un percorso piacevolmente nero, la cui struttura traccia una sensazione Misfist in un funzionale chorus “non necessario” a portare la track verso un livello successivo. L’ottima narrazione fumettistica si configura senza sforzi in un piccolo antro pop, rafforzato dalla ben assestata sezione ritmica.

Se poi con Bugiardo si percepisce l’essenza del più classico mondo Tarm, con La mia vita senza te ci si ritrova di fronte ad un neo-classico, un brano che (presumo) apparterrà sin da subito ai fan, con i pochi accordi intenti a farsi strada nella mente dell’ascoltatore. Una linea di cantato pulita e coinvolgente per un tappeto di note in battere, pronte a coniugarsi con una ritmica di allegro pop che riporta alla mente la mitologica Obladì Obladà dei Fabfour. Il brano, come in un attento ossimoro, riesce nel suo andamento ciclico a definire un sapore contrastante tra il testo amaro e il dolce trend sonico, che finisce per oscurare brani meno immediati come il dub style de Il nuovo ordine e la curiosaE poi si canta.

Annoverabile infine tra i momenti più alti del disco è la conclusiva Di che cosa parla veramente una canzone? che, con la sua ironia venata di tradizione, si affianca alle tonalità reggae di Anime perse. Una triste fiaba in forma di filastrocca pronta a narrare in passato remoto una vicenda che riprende un tema caro ai tre allegri: l’adolescenza.

A completare il nuovo lavoro dei ragazzi dell’est sono il rock sulla via di casa e l’african blues di La fine del giorno, traccia contenitiva in cui la tradizione italiana anni ‘60 trova terreno fertile. Una composizione particolare in cui la voce del frontman si fa soffusa, accompagnandosi ad un inusuale chorus perfetto nel suo voler ricreare le emozioni call and response.

Tracklist

1. Come mi guardi tu
2. I cacciatori
3. Bugiardo
4. La mia vita senza te
5. Alle anime perse
6. La fine del giorno (canto n. 3)
7. La via di casa
8. Bene che sia
9. E poi si canta
10. Il nuovo ordine
11. Di che cosa parla veramente una canzone?