Vaio Aspis “Radica”, recensione

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Un mondo grigio, ramificato. Una selva di eventi, oggetti e persone spesso invisibili che determinano una regolata quotidianità, in cui il nostro ego-centrismo, chiude i varchi di una comunicazione oramai estrema ed inconcludente. Un consuetudine appesantita dal quotidiano, in cui ognuno di noi, vestito di sentimenti ancora vivi, cerca di orientarsi in un bosco tetro e desertico. Un allegoria espressiva e cruciale ben definita dall’ottima opera di cover art in colorpass di questo nuovissimo Radica, ultima fatica dei Vaio Aspis.

La band vicentina abbandonata definitivamente l’anglofonia degli esordi, ci racconta di insicurezze e spigoli sociali, mediante un riuscito crossover, qui intercalato tra sensazioni heavy, grunge ed alternative.

Il disco, curato in ogni sua parte, proprio come dimostra l’ottimo lavoro di cover art e booklet, racconta di storie (iper)reali, in cui il songwriting mirato ed efficace si pone sul medesimo piano espressivo dei granulari riff, pronti a portare con sé piacevoli sensazioni RATM. Così accade nel giusto piglio di Nuovo giorno, in cui la linea di basso calda e profonda dona spazio a un abbraccio armonico. Il filtraggio della linea vocale apre la mente alle sensazioni inquiete e spigolose della narrazione ( Intossicato dal giorno che vieta spontaneità…), mentre la cupezza trova il proprio continuum narrativo nel nero espressivo di Con il tempo il cane impara a sentire l’odore della rabbia, in cui il sestetto va ad acuire il proprio climax verso edulcorate forme punk anni ’90. Le strutture allegoriche pronte a raccontare un songwriting pulito, si uniscono alla batteria grezza, battente e scarnificata, che offre uno spazio emotivo sicuramente interessante rispetto tracce meno a fuoco (Sono ancora qui e L’eternità di un attimo).

Superando poi sentori Sx-10 ( Sotto Ricatto) e stilemi Anthraxiani ( Quel vuoto in te), il meglio di sé i Vaio Aspis lo ottengono tra i confini di Violenza di strada, la cui struttura viene caratterizzata da una mescolanza core ed aspetti recitativi, mostrando una riuscita sincrasi tra teatralità e rapcore, tra granitici riff in Morello style ed una sorta di linea continuativa, sfondo su cui agiscono in overlay strutture chitarristiche bilanciate e credibili.

La rabbia narrativa trova infine il proprio completamento in Il giorno muore all’alba, track abile nel trasferire sensazioni filmiche, in grado di alimentare emozioni di osservativa perdizione, tra note soffocate e specchiate in un sussurrio che chiude in maniera claustrofobica una stanza sempre buia , in cui paura, il disorientamento e la mancanza di ossigeno invitano l’ascoltatore in un bunker viscerale.

Dunque…un disco potente e penetrante che conquista sin dal primo ascolto, nonostante manchi di originalità, qui sacrificata sull’altare della concretezza.

Tracklist

Sono Ancora Qui
Nuovo Giorno
Con Il Tempo Il Cane Impara A Sentire L’Odore Di Rabbia
Violenza Di Strada
Il Giorno Muore All’Alba
Sotto Ricatto
L’Eternità Di Un Attimo
Quel Vuoto In Te
Il Paese Deli Uomini Integri