Voina hen “Noi non siamo infinito”, recensione

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Non facile da ricordare. Voina Hen è uno di quei monicker curiosi…ma non facili da tenere a mente. Un nome che non entrerà nelle vostre teste mediante un semplice accesso lessicale, a differenza della loro music a grezza, scomposta e incazzata.

Non sono speciali, dicono di loro, e per questo si sentono liberi dai desideri, dalle speranze e dalle aspettative; infatti, dietro all’impostazione vintage della cover art si nascondono anime pop(punk) poste ai limiti del mondo alternativo… ma non aspettatevi sperimentazione né tanto meno innovazione, perché la band porta in dote cinismo sarcastico, mosso da accordi diretti e groove di stampo deja ecù.

Arrivano da Lanciano spinti da una ricercata assenza morale, posta al servizio di un full lenght promosso da Maciste Dischi. Si limitano ad osservare il mondo attraverso un’arte narrativa priva di filtri, inserendosi tra l’adolescenza e la prematurità sociale, periodo in cui ci si aggroviglia ancora attorno ad ideali puri ed istinti genuini.

La Calma apparente sembra confermare sin da subito le buone sensazioni percettive, mediante un timbro graffiato ben sorretto da controcanti al servizio di una traccia che racchiude in sé l’essenza di questa band. Cambi strutturali, divergenze, mutamenti di movimento e un accorto allacciamento metaforico, per un songwriting che tratti ricorda l’arte dei Tre Allegri Ragazzi Morti.
Drumset marziali, riverberi chitarristici e cinismo evocativo giocano sulle arie di Io non piango, mentre con Questo posto è una merda si tende a voler rappresentare, con un rinnovato scetticismo, una sorta di volgarità funzionale,pseudo-inno generazionale privo di qualsiasi tipo di filtro, impostato, ancora una volta, su ritmiche in battere non troppo lontano dal mondo alternative-rock italiano degli anni ’90.
Tra le tracce più interessanti annoveriamo Ora basta, in cui la mancanza della felicità emotiva funge da sfondo a una partitura sonora avvolgente, richiamata attorno allo sdoppiamento delle voci, qui in grado (ancora una volta) di portare l’ascolto verso una sorta di leggero rock alternativo, perfetto nel richiamare un’atmosfera descrittiva ed emozionale.
Se poi con Noi non siamo infinito, la band ci presenta inattesi influssi a barre, con Maledizionetorna quel sarcasmo che si pone come fulcro eloquente per la costruzione dei testi.

Un disco, dunque, che urla e strepita limitandosi a raccontare (tra luci ed ombre) un mondo chiuso tra le mura dell’instabilità.