Vox Gineceo recensione dell’album My Pale interiors.

Vox Gineco - My pale interiors

“Ho preso una buona dose di canzone d’autore anni 60, ho aggiunto una parte di musica classica senza tempo, ho aromatizzato il tutto con un morbido retrogusto filmico e l’ho mosso con una certa lentezza in uno shaker pop: ne è venuto fuori un cocktail dal sapore antico che ho battezzato MY PALE INTERIORS. Non scade, né deperisce: se lo assaggerete fra vent’anni vi farà lo stesso identico effetto…”.

Questa volta ho deciso di utilizzare come incipit dell’articolo, un estratto di valutazione soggettiva del disco, che ovviamente ha l’intento di spiegare con l’amore paterno, un progetto nella sua fase di gestazione. Le parole in questione sono di Alex Bevilacqua, deus ex machina del progetto Vox Gineceo, curioso e stravagante modello musicale.
Il proponimento milanese, infatti, trova linfa vitale proprio nelle composizioni di Bevilacqua, il quale predispone orientamenti e modulazioni classic chic, alla mercè di tre voci femminee che portano in dote diversificate tonalità e vigorie, permettendo così alle canzoni di vivere in suoli diversificati. La struttura compositiva si appoggia sull’abilità di Gianluca Sambataro e Francesca Badalini che dando voce al pianoforte fungono da linea guida, a tratti complementata dal suono del violino.

“My pale interiors”, ultima creazione dell’ensemble musicale, è battezzato dalla voce lirica di Chiharu Kubo in “Venusia (sole che danza)”, nella cui elegia, da un lato risaltano le indubbie doti canore, dall’altro una tangibile mancanza di groove. L’intento è buono, ma il brano sembra mancare di inventiva e di sapidità.
Il disco prosegue con Stefania Martinelli in “Vita =Gioco”, in cui sembra palesarsi un rigoroso gusto per il demodè, che può sembrare una scelta banale, ma che in realtà inizia a convincere grazie ai fraseggi voce-pianoforte che sembrano ricordare Mina Anna Mazzini della seconda era. A dire il vero però è solo nell’anglofona “Il regno del sole”, che emerge una sincera amalgama tra voce e musicalità, complice forse il collante creato dal violino di Aurora Bisanti, capace di dettare degli overlay gustosi e ben calibrati.

Ascoltando il disco l’impressione rimane comunque quella di vedere più talenti all’opera, proprio come se Renoir, Monet e Dali avessero deciso di creare un dipinto a sei mani, senza però riuscire a calibrare le proprie espressività in modo da finalizzare un reale capolavoro.

In realtà ai Vox Gineceo non si chiede di certo un capolavoro, ma forse la ricerca di una più concreta e viva mistura tra i talenti che ne compongono i ranghi, come riesce a trasparire nella dolce sonorità di “ Ninna nanna (figlio che non ho)” in cui, anche grazie alla vocalità di Chiara Properzi, sembrano essere stati gettati i semi per una pianta che ha il bisogno di crescere ancora.

Tracklist

Venusia (sole che danza)
Vita=Gioco
Il regno del sole
Bonsai
Dentro un film
Ninna nanna (figlio che non ho)