Yumiko – Lividi

lividi

E’ difficile recensire il disco di un gruppo che si conosce e si segue da tempo, specialmente se sono alla prima uscita ufficiale, specialmente quando li si conosce bene e si hanno molte aspettative, maturate dopo aver assistito a molti concerti.

Gli Yumiko sono già stati presenti nelle pagine di Music on TNT, in una intervista rilasciata al sottoscritto dopo un bel concerto nel Veneziano, ed in quell’occasione si parlò della situazione musicale in Italia, di mercato musicale ed, appunto, di questo nuovo disco in uscita.

Come già anticipato in quell’intervista, c’è una bella differenza d’impatto sonoro tra la musica proposta dal vivo, molto più sanguigna, con le chitarre più in evidenza, la batteria più “naturale” e rock, e quella incisa su disco, più indulgente nelle atmosfere, più ammorbidita dalle tastiere, ma contemporaneamente più… morbosa…

Le coordinate musicali della band identificano un electropop non facilissimo (frequenti cambi di tempo e di tonalità) mescolato ad un dosato gusto rock. I testi, tutti in italiano, sono belli, profondi, mai stucchevolmente espliciti, giocano con l’immagine sexy/morbosa che circonda l’iconografia della band, parlano di amore, dipendenza, isolamento, nevrosi. Sicuramente uno dei loro punti di forza.

Scaldate le valvole, tolto il dischetto dal suo digipack, fattolo ingoiare al mio fidato ed attempato Denon, ci immergiamo nell’ascolto. Ne “L’imbarazzo della seconda scelta” ci vengono già dati in pasto tutti gli elementi che poi verranno analizzati nel resto dell’album. Belle le tastiere, mai invadenti (non nel suono o nello stile, ma nella classe e nel dosaggio mi ricordano Roddy Bottum dei faith No More) chitarre distorte poste tra le righe, batterie elettroniche ed un basso profondo e preciso.

“Ego” è forse il brano che più mi ricorda i Depeche Mode, specie nell’intro. Belli gli arrangiamenti dei cori, e notevole il gioco delle dinamiche. Yumiko è uno di quei gruppi che sanno come giocare con i silenzi ed il caos, e questo è ancora più evidente in “Pasq”.

Il terzo brano è stato scelto come primo singolo. “Lividi” era ascoltabile da tempo nel loro myspace, ed il video gira da un po’ su MTv e AllMusic.

Gli altri brani scorrono sulle stesse coordinate, con una notevole caduta di tono in “Please”, ove si avverte anche una somiglianza eccessiva a Subsonica, che c’è anche in “Nice” (eh, in italia la pietra di paragone sono loro…) che pure è una bellissima canzone, e grandi picchi in pezzi come “Neutrale”, in cui l’armonizzazione ed il ritmo serrato dei cori, la batteria frammentata, il basso distorto creano un piccolo gioiello, ed il finale “Anestetico”, tutto costruito su voce e piano, e poche, pochissime dosate tastiere e rumorismi.

Tecnicamente, pur non essendoci guizzi di virtuosismo, i ragazzi sono ineccepibili, incanalando il loro talento più verso gli arrangiamenti, focalizzandosi sul risultato finale, piuttosto che in assoli e tecnicismi che possano mettere in evidenza l’uno o l’altro. In effetti (anche dal vivo) la compattezza di questi ragazzi è notevole, così come un plauso va fatto per la sezione ritmica, pulita e precisa.

Come già detto il tributo pagato a Depeche Mode, ma anche a Nine Inch Nails, è notevole, e da questo la band, secondo me, dovrà affrancarsi, ma non mancano gli elementi di forte originalità, prima tra tutti l’ottima scrittura dei testi, armonizzazioni, modulazioni e ritmiche.

Se la dolce, asiatica bellezza Yumiko avrà in testa che il primo album è il punto di partenza, e non di arrivo, il suo viaggio sarà lungo e piacevole… anche per noi. Tre pupazzetti su cinque…

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