Billy Joel – The Stranger (1977)

Se dall’inizio degli anni ‘70, soprattutto in Inghilterra, ma anche nelle classifiche e nelle riviste musicali di tutto il mondo, Elton John regnava sovrano sulla musica pop rock, dall’altra parte dell’oceano un certo Billy Joel, dalle notevoli doti vocali e compositive, stava parallelamente cercando di proporsi come sorta di suo alter ego a stelle e strisce. Dopo quattro dischi artisticamente molto interessanti, con canzoni di successo come la celebre Piano man (dal disco omonimo del ‘73) o la sognante ballata “New York state of mind” (da Turnstiles del ’76), nel 1977 arrivò finalmente il grande successo, anche commerciale, con “The Stranger”. L’album fu il primo frutto fortunato del nuovo sodalizio – nato grazie alla Columbia Records – con il mitico Phil Ramone, produttore col quale avrebbe poi continuato a collaborare per i successivi cinque LP.

Joel diede il meglio di sé presentando nove pezzi stilisticamente molto vari, uno più bello dell’altro, che raccontano piccole e interessanti storie, a cominciare dall’iniziale e baldanzosa Movin’out (Anthony song) che parla di un ragazzo della provincia che mette i soldi da parte per cercare di comprarsi casa altrove e di un altro signore che cerca di vendere la sua Chevrolet con una Cadillac, pur non potendo guidare la macchina per i dolori alla schiena. Non meno intriganti suonano le peripezie amorose di Brenda e Eddie, coppia protagonista della lunghissima “Scenes from an italian restaurant” (dove spiccano il sax e il clarinetto di Richie Cannata) nella quale, fra una bottiglia di vino rosso e una di bianco, si rivive tutta la storia d’amore dei due, dal matrimonio nell’estate del ’75 fino ai successivi problemi economici e all’inevitabile divorzio. La cena al ristorante italiano sembra diventare l’occasione per un’ipotetica riconciliazione. Senza dubbio però, il pezzo più significativo di “The Stranger”resta la dolcissima “Just the way you are” (ripresa, fra gli altri, perfino dal grande Barry White nonché da Diana Krall) nella quale un uomo chiede alla propria donna di non cambiare mai (Don’t go trying some new fashion, don’t change the color of your hair), dicendole di amarla proprio così com’è e senza aspettarsi chissà quale “clever conversation”.

Il disco, in fin dei conti, è un pozzo senza fondo visto che anche “She’s always a woman to me” è uno di quei brani che lasceranno il segno nella carriera di Billy Joel e nella storia della musica pop internazionale, con quel suo andamento cullante e quel testo così pieno di descrizioni dettagliate del carattere, pieno di apparenti contraddizioni, della sua lei (She can take you or leave you, She can ask for the truth but she’ll never believe you, and she’ll take what you give her as long as it’s free….). La bellissima title track, la nostalgica “Vienna” e la scatenata “Only the good die young” completano, infine, una scaletta oggettivamente magica.

Oggi l’artista americano ha purtroppo smesso di produrre nuova musica, fermandosi a quel “River of dreams” che risale, oramai, al 1993 e, sinceramente, da amante della buona musica, non posso che esserne dispiaciuto. Ma quando metto su “Lo Straniero” la magia torna sempre ed è un piacere, sia per le orecchie che per il cuore e sicuramente è un album che noi di Music On Tnt porteremmo sulla nostra Isola Deserta.