Intervista a Marco Notari

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Intervista a Marco Notari

1. Come è avvenuto l’incontro tra Marco Notari e i Madam?

Erano tutti ragazzi con cui avevo suonato in passato e che conoscevo da tempo. Nel momento in cui mi sono trovato a dover cercare dei musicisti per i live ho preferito coinvolgere gente che stimo sia a livello umano che musicale piuttosto che rivolgermi a dei turnisti. Questa collaborazione si è poi evoluta nel corso del tempo e oggi chi viene ad un nostro spettacolo live può avere l’impressione di assistere ad un concerto di un gruppo rock piuttosto che di un cantautore.

2. Chi sarebbe Marco Notari senza i Madam e i Madam senza Marco Notari?

Senza i Madam la mia musica sarebbe sicuramente un po’ diversa, dal momento che la fase di arrangiamento è spesso frutto del lavoro collettivo. Io mi occupo di tutta la fase di scrittura dei brani ed elaboro i primi spunti per l’arrangiamento. Poi da lì in avanti c’è il lavoro in “sala prove” in cui ci si confronta e ognuno contribuisce con le proprie idee. Questo aiuta senz’altro la mia musica a distaccarsi maggiormente dalle classiche sonorità cantautorali e a creare un ibrido che è esattamente ciò che voglio fare. Per quanto riguarda i Madam sono un gruppo in cui confluiscono elementi di band diverse, e che è nato nel momento in cui ho contattato i diversi musicisti per proporgli il progetto. Alla base c’è un legame di amicizia tra di noi e questo è fondamentale per lavorare bene insieme. C’è rispetto reciproco e allo stesso tempo ci si sente liberi di potersi dire tutto anche confrontandosi in maniera accesa, ma sempre sincera. E’ un aspetto molto importante quando ci si trova ad arrangiare un brano o a preparare uno spettacolo live.

3. Il 2003 segna il tuo arrivo al Tora!Tora! quale è il ricordo più bello di quell’esperienza e quale il ricordo da dimenticare?

Il primo flash che mi viene in mente è l’emozione di me ragazzino quando ho visto arrivare nel backstage i Marlene. Fino ad allora non avevo mai suonato su un palco neanche grosso la metà di quello e da lì in avanti il mio approccio è sicuramente migliorato a livello di professionalità. Direi che è stata un’esperienza molto positiva in tutto e per tutto.

4. Agli occhi di un giovane artista come te, chi è Manuel Agnelli?

Una figura molto importante nell’evoluzione della musica italiana. E’ stato e rimane un artista molto coraggioso e che non è mai sceso a compromessi, riuscendo a creare un’attenzione verso un certo tipo di musica che fino a qualche anno fa era impensabile in un paese come il nostro.

5. Il titolo del tuo album ha un chiaro richiamo a Carroll. Esiste un reale collegamento con il fantastico mondo di Alice?Come è nato questo titolo?

Sono un grande appassionato di Carroll, ed il titolo è appunto una citazione di “Al di là dello specchio”, seguito di “Alice nel paese delle meraviglie”. Nel libro la protagonista Alice compie un’azione apparentemente priva di senso in base a tutte le leggi fisiche, e cioè prova ad attraversare uno specchio per vedere cosa si trova al di là di esso. Poiché crede di poterlo fare ci riesce e dall’altra parte trova un mondo diverso, bizzarro e fantasioso. Viste le tematiche che tocca il disco ho voluto intitolarlo così per dare uno spiraglio di luce, attribuendo così a questa frase il valore di un invito; un invito ad andare al di là di quei modelli fittizi che oggi ci vengono imposti come dogmi e al di là delle paure che scaturiscono dal distaccarsene, per seguire maggiormente la nostra vera indole.
6. I testi presenti nel disco sono venati di una riflessiva malinconia? Quanto la tua musica ti assomiglia?

Direi che mi assomiglia molto, cerco sempre di essere sincero in quello che scrivo. La malinconia di “Oltre lo Specchio” è una conseguenza del non riconoscersi nello scenario che ci circonda. Questi temi sono molto forti ad esempio in brani come “Automi” o “Noia Sacrificale”. Altre volte c’è la paura di inaridirsi, di non essere in grado di preservarsi per come si è, ad esempio in “Lamento d’Inverno”. Nel disco però ci sono anche brani più sereni, prevalentemente con ambientazioni notturne, in cui l’amore funge da antidoto a questi mali.

7. Molti sono i riferimenti letterari espliciti o impliciti. Quale è il libro che hai letto che pensi ti possa appartenere maggiormente?

Difficile dirlo, ce ne sono molti. Per quanto riguarda la poesia “Ossi di seppia” di Montale è un libro che trovo eccezionale a livello di poetica e di intenti. Per quanto riguarda la prosa un testo che secondo me tutti dovrebbero leggere è la “Lettera sulla felicità” del filosofo greco Epicuro.

8. “Presto sarà tardi, anche la seta prima o poi sbiadisce” paura del tempo che passa?

No, paura no. Penso anzi che accettare la propria natura mortale sia un passo fondamentale per attribuire il giusto peso alle cose che viviamo quotidianamente e per acquisire maggiore coscienza di sé. Quel verso è proprio un invito a non sprecare il tempo che ci è concesso a causa di paure e sensi di colpa, ma a viverlo pienamente.

9. Cosa pretende Marco Notari dal suo futuro?

Di provare costantemente a migliorarmi scrivendo dischi che siano sempre più chiari nell’esprimere i miei punti di vista, sia a livello contenutistico che musicale.

10. Amore e tanatos sembrano incrociarsi tra le liriche del tuo disco. Perché scegliere uno tra i più classici ed inquieti binomi dell’esistenza?

Perché credo che oggi questo contrasto sia molto evidente. La nostra capacità di amare è messa ogni giorno a dura prova da meccanismi che ci vogliono rendere sempre più omologati e controllabili, da cui è molto difficile sottrarsi. Siamo arrivati ad un punto in cui anche i movimenti di protesta, nel momento in cui crescono di dimensione, vengono identificati, studiati e diventano a loro volta un potenziale “target market”. Il “thanatos”, inteso non come morte fisica ma come morte delle nostre emozioni, è oggi un rischio molto forte. E’ proprio su questi concetti che sto provando a strutturare il mio prossimo disco, che racconterà la storia di due persone che si troveranno ad affrontare da vicino questi contrasti.

11. Il 13 gennaio riceverai il premio della Indie Musik Like come artista più votato…impressioni a caldo?

E’ un riconoscimento che mi fa molto piacere, che arriva dopo un anno di lavoro intenso. Lavorare nel campo della musica oggi è molto difficile e premi come questo fanno sempre bene al morale soprattutto per chi, come me, è ancora agli inizi.