Nomadi

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Perché esiste un posto tra Genova ed Alessandria dove piove sempre?

Questo era uno degli enigmatici quesiti che Fabio Fazio aveva avanzato nel suo libro delle cose inspiegabili. Oggi quel paese della Valle Stura, oltre che essere famoso a livello nazionale, come il posto più piovoso d’Italia ed essere stato premiato con l’ombrello d’oro, viene ricordato dal mondo Nomade con nostalgia e commozione. Infatti, fu proprio a Masone, nel lontano 7 agosto 1992, che il compianto Augusto Daolio ha cantato per l’ultima volta, di fronte al suo pubblico. Nonostante siano trascorsi molti anni, la band emiliana è rimasta inevitabilmente legata a quella piazza Castello, che domina dall’alto la piccola cittadina dell’entroterra ligure.

Questa volta però, non si tratta però solo di musica, il vestito di oggi è quello delle grandi occasioni, un pomeriggio per ricordare, non solo Augusto, ma anche i 40 anni di attività musicale, che il gruppo ha compiuto da poco tempo.

La festa ha inizio con la proiezione del nuovo dvd live “Nomadi 40” e la mostra di alcuni manifesti che ripercorrono la storia itinerante della band di Novellara. La grande attesa è però per l’incontro con Beppe Carletti, storico tastierista e Don Antonio Mazzi, che giungono alle 17. 30 per l’inaugurazione delle rassegne “AUGUSTO VISTO DAI SUOI FANS”, curata dal Fans Club Provincia Granda di Cuneo e dall’Associazione Augusto per la vita e “EXODUS 20”, curata dalla fondazione Exodus. Foto, dediche, ritratti e pensieri a corollario di un’incontro che trova il suo momento conclusivo con l’omaggio dei 150 bambini delle scuole elementari di Masone, che intonano “La libertà di volare” al cospetto di un coinvolto Carletti.

Passeggiando per le vie della cittadina, ci si rende conto di quanto i Nomadi siano amati da queste parti. L’attesa del live è resa meno lunga dalla possibilità di vedere le vetrine dei negozi addobbate, in onore della band, con dischi d’epoca, manifesti, libri, fotografie, che creano una sorta di percorso, che porta alla piazza alta, dove anticamente sorgeva il castello medioevale. Il sagrato brulicante, viene celermente riempito da 4500 presenze, un inaspettato sold out, che rende ancor più fascinosa la scenografia naturale che ospita il concerto.

Alle 21.35 si aprono le danze con un terzetto di canzoni prese dal copioso canzoniere:”Alta marea, “Il re è nudo”, “La vita che seduce”, molto apprezzata dal pubblico presente, giunto da ogni angolo d’Italia. Dopo il buon prologo, inizia sul palco lo show parallelo, fatto di doni, portati dai fans, dediche e bigliettini, il primo dei quali invoca “Contro” dolce rabbiosa track a sfondo socio-politico. Seguendo il file rouge, la straordinaria voce di Danilo Sacco regala alti vocalizzi, che si snodano sulle note de “Il pilota di Hiroshima” e l’indimenticabile “Auschwitz”, una delle tante collaborazioni con l’amico Guccini.

Dopo l’intervento di Don Mazzi, che ricorda lo spirito benefico della serata, il concerto prosegue a ritmi elevatissimi, offrendo saggi di bravura con il violino di Reggioli che viaggia attraverso forme di improvvisazione soniche, e con gli assoli d’esperienza di Cico Falzone. Risulta comunque difficoltoso estrarre il meglio di uno show lungo e sorprendente; non si possono lasciare all’oblio la versione sussurrata di “Primavera di praga”, musicata dal gentile arpeggio di Cico, oppure la bellissima “Un Pugno di sabbia” cantata da Sacco proprio come la avrebbe fatto Augusto, od ancora “Un giorno insieme” lirica interpretata da divertito e divertente Falzone. Neppure si può non sottolineare la voce del abile bassista Massimo Vecchi e la poliedricità musicale di Sergio Reggioli, che passa, senza soluzione di continuità, dalle percussioni al violino, passando attraverso le sei corde della chitarra classica.

In definitiva siamo di fronte ad un concerto ben strutturato, aiutato da una buona acustica e da un ottima organizzazione. Un live che si conclude con un epilogo di grande impatto “Canzone per un’amica”, “Dio è morto” e “Io Vagabondo” sulle note della quale, vengono chiamati sul palco i bambini di Masone come aiutanti per la lunga lettura dei tantissimi striscioni e biglietti arrivati sul palco. Grazie quindi a Masone che ha regalato una festa vera e sincera, lontana da quel fastidioso business che spesso infetta il mondo dello spettacolo, e grazie ai Nomadi per aver dimostrato ancora una volta di essere unici e….SEMPRE NOMADI.