Non ho mai scritto per Celentano

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Ormai da anni mi sono arreso ad un evidente disinteresse che le persone mostrano per la cultura, soffermandosi ad un livello molto superficiale delle cose. Un esempio che riesce ad avallare la mia tesi, può essere vissuto in qualsiasi sala cinematografica di qualunque città d’Italia. Quando il film sta per finire si iniziano a sentire spostamenti e le prime vestizioni, poi con l’apparire della prima riga dei titoli di coda l’apoteosi della noncuranza, il gregge si alza disinteressato da quello che dovrebbe essere parte integrante dell’opera filmica, e da quelle informazioni suppletive che potrebbero donare completezza al film. Fatemi sapere quanti nella sala rimangono seduti per continuare a vedere il film fino in fondo?! Il problema culturale non risiede sono nello spettatore ma anche in chi gestisce le sale e le tv, che ci hanno abituato a questo tipo di disinteresse.

Per certi versi, la medesima cosa accade anche nel mondo della musica. Quanti di coloro che si reputano ascoltatori di musica leggono i credits? quanti ancora oggi credono che “Azzurro” sia una canzone scritta da Adriano Celentano? Quanti sono al corrente che “Anima mia”e “Laura non c’è” sono opere di Antonello De Sanctis?

Oggi Music-on-tnt cercherà di occuparsi di chi per anni ha dato molto alla musica italiana, pur “non avendo mai scritto per Celentano”. Il libro edito da NO Reply per la collana Velvet, raccoglie nelle sue quasi 300 pagine, aneddoti gustosi che attraversano 35 anni, fatti di incontri, contrasti, fogli ed inchiostro, ma anche di ripensamenti, cambi di direzione e tanto coraggio di chi ha mostrato di sapersi rimettere in gioco. Il testo si snoda attraverso racconti di una vita vissuta tra la creatività e i curiosi episodi che sono narrati con semplice e scorrevole capacità descrittiva.

“Non ho mai scritto per Celentano” sembra prendere spunto da un delizioso dialogo tra Antonello e un amico di Colle di Tora, che gli consigliava di ampliare la sua collaborazione e puntare in alto “Se voi fa veramente successu, devi scrivere nu testu pe’ Celendano”. La fama però, l’autore romano l’ha ottenuta ugualmente, attraverso le parole donate a Mia Martini, Cugini di Campagna, Collage, Filippo Neviani, in arte Nek, senza contare la miriade di intrecci avuti con autori che hanno, per una ragione o per l’altra incrociato la via di De Sanctis. Tra le vicende più curiose, che potete trovare anche nel sito www.antonellodesanctis.com, possiamo annoverare la storia di odi et amo catulliano, caratterizzata dalla genialità del compianto Rino Gaetano, il quale considerava Antonello un pessimo autore, ma un ottimo critico.

Il libro si sviluppa incrociando la vita privata e professionale dell’autore, tra racconti e sentimenti veri, che aiutano il lettore a comprendere realmente il mondo della musica italiana di cui Antonello fa necessariamente parte, nonostante il suo cruccio professionale. Un‘opera che di decennio in decennio arriva come nel più classico cd a regalarci quelle che l’autore chiama ghost tracks. Piccole gemme in cui si possono vivere le origini di alcuni brani dell’autore, in cui sono riportate correzioni a mano, che segnano la genesi di canzoni che ancora oggi possiedono un’intensità particolare. Un libro che:” ha come peculiarità il “non essere”, non è un thriller, né un romanzo, né un’autobiografia o un trattato (…), non cerco autostrade: inseguo una notte spartita con chi vorrà condividere quello che è stato da sempre il motivo fondante del mio essere: La Musica”