Sigur ros

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A pochi chilometri dal capoluogo lombardo, Milano nasconde Villa Arconti, magico angolo settecentesco immerso nel verde, che ormai da molti anni ospita una tradizionale kermesse musicale (www.festivalarconati.it).

Anche quest’anno l’organizzazione appare di impeccabile qualità, forte del successo dello scorso anno con circa 14.000 presenze, la manifestazione canora bollatese ospiterà artisti di calibro come la grande jazzista Cassandra Wilson, gli eclettici Per Grazia Ricevuta e il pianista Brad Mehldau, considerato oggi il nuovo Keith Jarett.
Una rassegna che riesce ad abbracciare svariate tipologie musicali; infatti il cartellone prevede anche il traditional celtic rock di Van DeSfroos, lo spirito latino americano di Celso Fonseca e i nostrani Britti, Mannoia, Ranieri e Avion Travel.

Il battesimo della quindicesima edizione del festival, sotto la direzione artistica di Giancarlo Cattaneo, è affidata ai Kimmo Pohjonen Kluster, rappresentati della musica folk finlandese. Il duo finnico appare tanto bizzarro per il look da samurai moderni, quanto minimalista dal punto di vista sonoro: una fisarmonica, che a tratti sembra ricordare la musicalità di Yan Tiersen, e una batteria elettronica, che in un turbinio di note viaggia tra il cupo suono dark e un free-grind sperimentale, non troppo lontano da quello proposto dagli italiani OvO.

L’opera “KalmukkisinFonia” presentata dal gruppo, pur non essendo di facile ascolto, viene accolta da meravigliati applausi.

Solo poco dopo le 22,30 arriva sul palco l’introspettiva melodia degli attesissimi Sigur Ros, che da il via a quello che sul finire di serata sarà ricordato da molti come un memorabile live. Di fronte ad un folto pubblico, lo spettacolo viene principiato da luci rosa che inondano di giochi fosfenici la femminile sezione d’archi, formata da tre violini ed una viola, che accompagnata da un delicato pianoforte, cerca un’attenta rappresentazione in musica del paesaggio islandese. Il primo impatto è travolgente ed ammaliante all’unisono, il silente pubblico rimane a contemplare partiture complesse, accompagnate da un’ armonica miscellanea di immagini oniriche, proiettate alle spalle della band. Quando la voce di Jon Thor Birgisson inizia ad intonare “Suefn-g-englar” lo scrosciare di applausi cresce catarticamente, mentre il pensiero percorre iter musicali che portano alla memoria il suadente post rock dei godspeed you!black emperor.

Il concerto prosegue senza sosta per quasi due ore, offrendo grandi emozioni con assoluti capolavori musicali come “Staralfur” e “track 2” che nel tentativo di ricreare introspettività del mondo nordico, accarezzano un classicismo musicale alla Philip Glass, che riesce ad attecchire intorno ad uno sperimentalismo controllato, fatto di spatole jazz, archetti utilizzati per suonare le corde della chitarra, hammond e altre risorse melodiche, così poco usuali all’interno del banale panorama musicale, così tanto avvelenato dalla pop music.

Quindi sembra superfluo sottolineare come i Sigur Ros si sono dimostrati, anche in versione live, un’ottima band di preparati musicisti, maturati negli ultimi anni grazie anche al supporto di Tom Yorke che li ha voluti con se per i recenti tour mondiali dei Radiohead.
Lo spettacolo si chiude con il lento sciamare di fans che approfittando della disponibilità di Holm e compagni si regala un prezioso autografo atto a rendere indelebile un ricordo incantevole.