Vasco Rossi – Siamo Qui – Recensione Album

Vasco Rossi – Siamo Qui , prefazione

Vasco Rossi pubblica un nuovo album di inediti dopo ben 7 anni da Sono Innocente e questo è già da considerarsi un evento musicale per la Musica Italiana.

Per il rocker di Zocca il vaso dell’urgenza comunicativa era evidentemente diventato colmo e quindi era giunto il momento di farlo traboccare, per inondare di musica i tantissimi fan, in fervente attesa da così tanto tempo.

Con Siamo qui, Vasco da una partetocca alcuni temi che hanno fatto già parte delle sue vecchie canzoni e dall’altra torna in modo più netto a preferire l’anima rock, mostrando il suo lato pop a pochi episodi.

Siamo Qui Vasco Rossi, l’ascolto.

L’anima rock risulta evidente già dalla bomba elettrica col quale apre il disco: XI Comandamento nella quale si scaglia contro l’ignoranza dilagante e arrogante di molti individui (già bersagliati in passato con Basta Poco ) nei confronti della quale sembra alzare bandiera bianca, nel senso di una sostanziale impossibilità di aprire qualsiasi tipo di dialogo costruttivo (“…non puoi discuterci con l’ignoranza, conviene arrendersi a oltranza”). Una sensazione che chiunque frequenta assiduamente i social, ad esempio, non faticherà a condividere.

La title track è un già un classico, uno di quei brani che speri sempre di poter ascoltare e che non sfigurerà neanche un secondo al fianco delle sue ballate storiche, nei suoi live fiume.

Qui il l’argomento predominante è l’antica dicotomia fra essere e avere, e la sua idea è che il predominio dell’apparenza stia spostando nettamente l’ago della bilancia a favore di un vuoto materialismo (“…Siamo qui soli e delusi a confondere quello che sei dentro quello che usi”).

Tema certamente nuovo è quello della omosessualità che Vasco tocca in L’amore l’amore, arrivando semplicemente alla conclusione che non c’è differenza alcuna con i rapporti fra uomo e donna: l’attrazione è attrazione punto e basta, resta quello il grande motore dell’umanità, tutto il resto sono chiacchiere.

L’episodio con venature pop più marcate è la Pioggia alla domenica (che ricorda un po’ Senza parole nella melodia e in parte Domenica lunatica, nel mood) che ci fa ricordare della consueta ironia del cantautore italiano.

Dopo l’immancabile omaggio alla sua vecchia passione per l’heavy metal con Tu ce l’hai con me, dove non le manda certo a dire ai suoi detrattori personali, Ho ritrovato te è il brano elettro-acustico che preferisco. Si tratta di una sorta di confessione senza filtri indirizzato verosimilmente alla sua partner (“…Adesso che però ho solo nostalgia capisco che cosa ho rischiato di buttare via..”) nella quale c’è un verso che considero una sorta di marchio di fabbrica: “Non ho neanche rimesso a posto il mondo, però ho ritrovato te”.

La chiusura con la morbida power ballad Una canzone d’amore buttata via conferma invece ancora una volta che sul lato dei sentimenti Vasco sa sempre toccare le corde giuste, accompagnando le parole con un crescendo musicale da brividi. Questo lustro e mezzo che ci hanno separati da un artista di cui ormai conosciamo tanto i pregi che le debolezze – di cui non si è mai vergognato – è stato difficile per molti di noi, soprattutto gli ultimi due anni, ma per chi ama la musica rock oggi è arrivato un piccolo grande premio, perché Siamo qui è senza dubbio un grande disco.