Andrea Tarquini: “In fondo al ‘900”

Sempre suggestiva e interessante la scrittura di un cantautore quando sa far un uso pulito delle parole e della loro estetica dentro le metriche di una canzone. Andrea Tarquini, discendente contemporaneo di quel folk d’autore romano, americano, di una canzone classica se pensiamo a questo termine per indicare un disco alto, di suoni veri, di suoni suonati, di un lavoro che diviene mestiere e che non cerca l’appoggio facile dell’elettronica, dei computer, delle cose di moda spesso bistrattate in luogo dell’unica ragione utile allo scopo: apparire.

Un disco come “In fondo al ‘900” non è un lavoro che si gioca il belle da mettere in vetrina ma il pulito da mettere nel cuore. Disco di blues certamente, blues di quelle forme cercate anche sfacciatamente come dentro la piaga del vivere assieme che si risolve dentro problematiche stupide quanto quotidiane di “L’amore in frigo”… oppure il blues di quella ragazza che vive nei racconti di “Cassa (in) quattro”… ma soprattutto blues per noi significa suono sentito, che dall’anima arriva, anche quando cerca sonorità altre come nello strumentale “Uve al sole” – che per inciso oltre a richiamare le belle figure acustiche di James Taylor è anche forse la composizione iconica del chitarrista Andrea Tarquini, la ragione prima della sua musica. Il blues che ritroviamo soprattutto nel bellissimo violino e nel tramonto decisamente folk di “Adìos Amigos”. E che dire della title track del disco? Un vero gioiellino affidato al pianoforte, ai suoi rivolti, alle settime e allo sviluppi per ricaderci sopra… e qui il mondo di De Gregori impera certamente e la parola del nostro sa tener alta la testa e la sfida. Gioca tanto di allegorie, di immagini e questo non ci stupisce per niente vista la radice che spesso torna a farsi rispettare.

Citiamo doverosamente a corredo una canzone che assume due momenti di forza nella sua lettura: “Cantautori indipendenti”, inno al mestiere che condivide forse con uno dei cantautori che nel mio immaginario vestono a pieno il ruolo partigiano di questo eterno incespicare (cit.): Federico Sirianni.
Un gran bel disco davvero questo “In fondo al ‘900”, disco che merita sicuramente una luce di attenzione diversa dal solito cinguettio di fondo che troppo spesso adorna la musica indipendente italiana.