Mali – viaggio nella musica

Mali K7

Autore: Mamou Sidibe

Titolo: Nakan

Brani:

1) Be ta lame
2) Nakan
3) Diarabi
4) Nimissa
5) Bassa kele
6) Doni taba
7) Mogo
8) Kafo

Uscito in Mali nel 1999, Nakan è stato distribuito anche in Europa da Cobalt/Melodie due anni dopo, segno del talento di questa giovane artista del Wassoulou, già corista di Oumou Sangare negli anni ’80.

Alla fine degli anni 90, in Mali, alcuni artisti tradizionali si diressero verso atmosfere techno-house, suscitando anche in Francia una certa curiosità. Tra i primi ci furono Issa Bagayogo e Mamou Sidibe, entrambi della scuderia di Mali K7. Nakan è il primo disco di Mamou, realizzato con il patrocinio di Moussa Kone, ex chitarrista di Ali Farka Toure, e che vede tra i musicisti, oltre allo stesso Moussa, Boua Diakite al kamele n’goni, Adama Traore al calabash, Moussa Kanoute al karignan, Ramata Diakite ai cori e Yves Vernert al basso e all’elettronica.

Confesso che non amo questo genere di esperimenti, e forse preferirei il secondo disco di Mamou, Mussoya, uscito nel 2003, che ricerca i ritmi della house music sostituendo alla grancassa sintetica le sonorità straordinarie del calabash. Devo ammettere però che Nakan non è una pacchiana imitazione della dance europea, ma ha una sua dignità e originalità. In Nakan l’elettronica è usata con parsimonia, in un incontro in qualche modo armonico con le sonorità di kamale n’goni, calabash e chitarra, e soprattutto con la voce splendida della giovane artista del Wassoulou.

Autore: Amity Konaté

Titolo: Mandia

Brani:

1) Mandia
2) Baro
3) Djounkana nimissa
4) Djoula
5) Dyon
6) Kele magni

Vi sfido a trovare informazioni su questa giovane cantante del Wassoulou. Registrato allo studio Bogolan nel 1998, Mandia è un altro progetto supportato da Moussa Kone, ex chitarrista di Ali Farka Touré. Oltre a Moussa troviamo Mamou Sidibe ai cori, Mammah Diabate allo n’goni e Adama Traoré al calabash. In qualche brano si sentono un tama e un djembe.

Nella sua pulizia e semplicità, il groove esclusivamente acustico di Mandia, basato sull’intreccio dei riffs straordinari di chitarra e n’goni e sul ricco tappeto ritmico costruito dal calabash, è davvero commovente. Chi incanta davvero è lo sconosciuto Mammah Diabate allo n’goni, la cui arte è brillante e ispirata sia negli accompagnamenti che negli assoli. La voce di Amity è leggermente nasale e forse meno bella di quella di altre artiste del Wassoulou, ma ricca di personalità. Mandia è una perla destinata a chi ha un orecchio raffinato e sa apprezzare le sfumature di un sound dall’impianto rigorosamente tradizionale.

Autore: Oumou Soumare

Titolo: Woyei

Brani:

1) Woyei
2) Tien tien fu
3) Furu
4) Fantan
5) N’Teri
6) Zankey

Soprannominata la gazzella del deserto, la bella Oumou Soumare è di origine songhay, viene da Gao, nel nord del Mali, ha studiato all’Istitut National des Arts di Bamako e attualmente vive in Canada.

Woyei è un disco dalle molte anime. In esso vi suonano Awa Chole Konate e Djeneba Dansoko ai cori, il fratello di Oumou, Adama Soumare, al basso, Andra Kouyate al n’goni, Mady Kouyate alla kora, Massambou Wele Diallo alle tastiere, e Baba Salah alla chitarra e alla batteria. Un ensamble eclettica, in cui si alternano i sapori bambara-rock della chitarra di Baba Salah ai voli malinke della kora di Mady Kouyate, alle atmosfere del Wassoulou create dagli arrangiamenti di Massambou Diallo, che suonò e arrangiò anche Worotan di Omou Sangare. A parte qualche tastiera un pò stucchevole e qualche passaggio o armonia poco originale, il disco è apprezzabile, e lascia la curiosità sulle eventuali nuove produzioni canadesi della giovane artista.

Autore : Djeneba Traore

Titolo: Djon Mine

Brani:

1) Dlanienko
2) Mangoni
3) Djon mine
4) Dakan
5) Ousmane
6) Avortement
7) Djiguya
8) Donfoly

Corista di Ali Farka Toure in Niafunke, Djeneba è di origine bambara e ha una voce calda e potente. Djon Mine, registrato allo studio Bogolan nel 2001, è il suo secondo album dopo Yayoroba del 1995. Purtroppo nelle note di copertina non sono identificati i musicisti.

Il groove di Djon Mine è pieno e potente, e anche vario, alternando atmosfere più tradizionali a brani dance, e persino al gustoso downbeat reggaeggiante di Avortement. Protagonisti sono il n’goni, la chitarra (probabilmente di Moussa Kone), il basso, il djembe e, in alcuni brani, una batteria sintetica non troppo fastidiosa. Su tutto la voce molto bella di Djeneba Traore e del suo coro in continuo contrappunto.

Autore: Adama Mamakoro Fomba

Titolo: Allah an Deme

Brani:

1) Allah an deme
2) Yere fara sou
3) Dougoudie
4) Africa
5) Marie
6) Koninia magni
7) Mariamou
8) Koma

Adama Mamakoro Fomba è un cacciatore bambara proveniente dalla regione di Koulikoro, a ovest di Bamako. Canta, suona il donso n’goni e il calabash. Nelle note di copertina è scritto che il genere tradizionale a cui si riferisce viene dal “ritmo spirituale del culto komo”. In passato ha suonato con l’Orchestre Baniko Jazz di Dioila, e con Sory Bamba e Koko Dembele, grandi protagonisti dell’Orchestre Kanagha de Mopti.

L’album è bello, e anche molto originale, soprattutto considerando che è stato registrato nel 1998. Vi partecipano un coro numeroso, composto da Ramata Diakite, Tata Diakite, Lobi Traore, Adama Traore e Bakary Traore, Vincent Bucher all’armonica, Kalifa Kone e Dramane Sissoko alle chitarre e al basso elettrici, Yves Wernert al djembe e alla programmazione.

Le armonie e le ritmiche bambara sono sostenute dallo straordinario lavoro delle chitarre elettriche e dal djembe di Wernert, mentre la voce bellissima ed espressiva di Adama viene incalzata dal coro potente. Molte sono le influenze, dalla elettro-dance che caratterizzava le produzioni di Mali K7 degli anni 90 al rock, al reggae, ai ritmi tradizionali. Un disco brillante.

Autore: Toba Seydou Traore

Titolo: Seydou Diakite Vol. 1

Brani:

1) Diasire
2) Namadounou
3) Niodagani
4) Somafaga dansa
5) Sadiona magni
6) Troutole

Nulla si riesce a sapere di questo Toba Seydou Traore. Probabilmente è un cacciatore bambara, oppure un artista indipendente. La sua musica è assolutamente primitiva e radicale, avvalendosi soltanto di un n’bolon dal suono volutamente molto sporco, strumento parente del donso n’goni e del kamalen’goni ma dai timbri bassi e profondi, di un karignan, antico strumento a sfregamento simile a un guiro di metallo battuto, di una voce solista e di un coro. Il disco è solo distribuito da Mali K7, e prodotto da un certo Seydou Diarra. Siamo qui nel Mali profondo, il cui accesso e difficile per l’enorme distanza culturale che ci separa.

Autore: Balla Diakite

Titolo: Balla Diakite

Brani:

1) Gneli
2) Labankassi
3) Sorile
4) Kantigui
5) Bakoutini
6) Kamalemba
7) Yelemebali
8) Mori
9) Tibissa
10) Fladougou

Ancora Mali profondo. Balla Diakite è un artista di Kita, centro culturale dell’antico impero mandengue e patria di un’antica tradizione djeli. Ma Balla non è un djeli, e suona il filen kolon bala, il piano da pollice, o sanza, uno strumento piuttosto inusuale nella tradizione maliana, suonato come a ricordare il balafon, con uno stile molto differente da altre tradizioni africane della sanza. Un disco per sola sanza e voce dal grande fascino, lontanissimo.

Autore: Djigui Traore

Titolo: Djigui

Brani:

1) Tafapy
2) Gnofogo
3) Kachigne / Lewara
4) Karakata
5) Layanga
6) Ladilikan
7) Ni Tokomefo
8) Dabakala

Ancora un lavoro inavvicinabile. Si tratta di musica per bolon, uno strumento che la tradizione fa risalire a oltre mille anni fa, uno n’goni a tre corde dal suono in qualche modo analogo al nostro ocontrabasso. Djigui Traore viene da un gruppo etnico minore a cavallo tra Mali e Burkina, e la sua musica si colloca nella tradizione dei cacciatori. Bolon, voce e percussioni, per una musica scura e difficile, incredibilmente pubblicata anche in Europa per Cobalt /Melodie .