Dynabyte “2kx”, recensione

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Dinabyte è una sorta di curioso composto aplologico che unisce un trittico lessicale, formato dalla spinta idealistica e metaforica di una società moderna che sfugge a molte delle nostre razionalità: la dinamite, simbolo di esplosiva potenza potenziale a cui si unisce la concettualità genetica del DNA, fondamento del nostro Io ed il byte, simbolo basico della tecnologia spesso assalente ed invasiva.

Proprio da questo incipit si deve partire per capire il mondo tecnocratico della band, cinica ed aggressiva intenta ad arginare l’inquietante e pallida personalità portante di Cadaveria ed i suoi incatenati loop sonori, forgiati al cospetto di manierismo claustrofobico e industriale.

La band torna rafforzata dalle ultime novità sotto la nera ala della Dreamcell11/WormholeDeath con questa seconda opera 2kx, abbreviazione catramica di anno 2010, anno domini della lunga gestazione di queste 12 tracce, che trovano la luce opaca del mondo dopo ben sei anni da quel magico e tutt’altro che casuale 10 ottobre 2010, giorno in cui la band decise di uscire con il disco superando la tradizione e rimanendo fedele alla propria parte futuristica, licenziando l’album in un esclusiva pen drive contenete oltreché tutte le tracks, anche wallpaper e booklet digitale in edizione speciale.
Oggi finalmente , per gli amanti della tradizione tutti noi possiamo acquistare 2kx, anche in modalità più usuale.

Ad aprire il disco è l’atmosfera horroristica di Equilibriumche sembra volersi legare all’immaginifico di James Wan, in un continuo ed ipnotico rimbalzare di note confuse ad una mescolanza sintetica per approdare poi ad un riff portato sulla linea vocale di Cadaveria, che nella prima parte appare strutturare in maniera lineare il suo operato. Il filtraggio vocale si alterna e si evolve assumendo a tratti un proto growling femmineo che ben si amalgama all’elemento elettronico tipico dell’ensemble.
Spaziature musicali, che spesso sembrano portare uno scheletro potenzialmente easy, appaiono poi in brani come Wave e FTL, brani diretti ed immediati, allineati alle particelle diversificate tra sampler e tronica. L’anima infatti è fondamentalmente di stampo hard rock, al’interno del quale l’inversione vocale si arrocca attorno linee inusuali e si trasforma nell’ industrial di The mummy, gracchiante e arrugginita traccia. L’ottimo uso delle pelli poi impreziosisce brani più opachi come I.m not Scared , che si oscura alla presenza più convincete di episodi come Speed e Stones

Un disco per certi versi futurista, che ha il suo punto debole in un booklet non molto convincente, a causa di una serie di scelte azzardate in materia di font e size, tramite il quale possiamo comunque inoltrarci in testi e sonorità graffianti che non potranno che lasciare cicatrici in tutti coloro i quali hanno deciso consenzienti di entrare nella fabbrica dei Dinabyte

Tracklist:
1 – Equilibrium
2 – F.T.L.
3 – Normal
4 – Hereditary Neuronavigation
5 – Cold Wind Of Fear
6 – Artmix
7 – Speed
8 – The Mummy
9 – I’m Not Scared
10 – Stones
11 – Wave
12 – Blinded By My Light