Gaudi “Ep”, recensione

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Quindici minuti nati per vivere i solchi del vinile.

Una musica sperimentale, divenuta fulcro portante di una emozionale linea sonora schiusa su sguardi silenti in grado di ospitare richiami psycho e argomentazioni visionarie. Infatti, l’intenzionalità di 30hz Dub prelude, riuscita overture, riesce a rimestare arie elitarie con echi dub, mostrando il meglio di sé mediante inattesi passaggi, qui dominanti dalle toniche di Colin Edwin e dal trombone di Brian Allen. Un’onirica ridondanza in cui le aperture sintetiche donano rilievo alla poliedricità di Gaudi, alle prese con programmazione, minimoog e Ms20 a cui sul lato B si unisce la melodia dei theremin e la maestosità concettuale di Merzbow, reale anima noise, malcelata dietro ai criteri espressivi di Electronic in promptu in E-flat minor.

La traccia B-side, in maniera naturale, elimina da sé l’inatteso, modulando evocativi impianti sonori, in cui la nobiltà del piano di Alessandro Gwis si affianca ad un uso minimale del drum set e ad una bass line chiusa sul finire degli anni ‘80.

Insomma un piccolo extended player in grado di revocare sonorità nascoste e ricami sintetici.