Rashomon “Andrà tutto bene”, recensione

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Se Tutto andrà bene per i Rashomon non saprei dirlo…ma ne sarei quasi sicuro…se Kheyre Walamaghe e soci saranno capaci di non dissipare la loro creatività espressiva che trova patria in questo debut album.

Andrà tutto bene, licenziato dalla reggiana Lo scafandro Records, nasce dalla coraggiosa ed inusuale decisione di non considerare nella line up portante le quattro spesse corde del basso; scelta di certo interessante quella di appoggiare la sezione ritmica solo sulle bacchette di Matteo Fiorini, anche se non sempre convincente, come dimostrano tracce come Black Jesus e Vite Splendide, tra gli episodi meno a fuco del trio.

A comporre le dieci tracce del disco sono comunque parole pennellate con accortezza, disposte sulla tela con una spatola intenta ad offrire rappresentazioni di un mondo simile per certi versi a quello visualizzato dalla triade Jacopetti-Cavara-Prosperi; una realtà vera, cruda e impassibile nel suo Panta Rei che, tra passaggi minimalistici e scarni, offre riff immediati tra veridicità e immagini musicali post moderni.

Dunque cari ascoltatori mettete la testa dentro perchè la fuori è un brutto mondo! Un mondo che sembra direttamente ispirato dal nichilismo di Akutagawa aprendosi e diluendosi con naturalezza oltre quella Porta che si apre proprio con l’uscita dall’aura protettiva, con la splendida Mamma è un brutto mondo, blues molto sporco, in cui si ritrovano elementi riconducibili al Manuel Agnelli più alternativo, oltre ai sentori Bugo e Creme. Uno sviluppo compositivo che pur partendo da un semplice andamento è imbrattato da sensazioni interposte tra deliri e intenti metaforico lessicali

Coinvolgente e piacevole appaiono la prosecuzione del riff di Fuoco e l’invettiva antisociale di Maledetti, curiosa filastrocca nera e ciclotimica. Se poi Meglio rinunciare non sembra all’altezza degli altri brani, il tenore si rialza sul finire, quando il disco volge alla chiusura con Il cielo di super Mario, da cui fuoriescono note hr mescolate a sensazioni funk e giochi psiconoise, che forniscono una deliziosa musicalità intesa in maniera estesa. Non possiamo poi dimenticare la punta diamantata di Denti storti che rappresenta senza troppe ombre la vera natura dell’ensemble, attraverso filtraggi vocali, ritmiche sincopate e stop & go, che si alimentano tra urla, rabbia e ripensamenti di note nervose. Ottima espressione di un blues marcio trasformato e trasfigurato a colpi di rumorismo.

Un disco grezzo e nerboruto che offre due lati si sé liberamente ispirati ad un insieme di sforzi musicali suggeriti da sensazioni grunge, post, blues e noise, che nel loro insieme forniscono i semi germinali di un opera che apre un percorso di certo interessante.

1. Mamma E’ Un Brutto Mondo
2. Fuoco
3. Maledetti
4. Meglio Rinunciare
5. Black Jesus
6. Persi
7. Vite Splendide
8. Denti Storti
9. Il Cielo di Super Mario
10. Tempo