Strike “Tutto da rifare”

La mia recensione bonsai potrebbe essere semplicemente così: “Gli Strike tornano con un nuovo disco piacevolmente pop alternative. Dieci tracce pronte a raccontare l’arte, l’amore e la vita, qui dipinta e sostenuta da mood riusciti. Ascoltate L’onda lunga delle cose sincere e saprete chi è e cosa offre questo ensemble estense”.

Se però mi limitassi ad un articolo così breve, il mio editor non sarebbe di certo soddisfatto…pertanto torno tra le righe editoriali di MOT e vado con piacere ad approfondire le concettualità strutturali di un disco che parla la nostra lingua per affrontare la disorientante crisi socio-culturale. Infatti, proprio l’overture Tutto da rifare appare, sin dal titolo, un anthem eretto sull’innovativo coraggio di destrutturare prima e ricostruire poi, analizzando le fragilità di un mondo da riposizionare, proprio come i mattoncini lego ritratti in cover art. Un’opera visiva (però) troppo anni’80 per apparire esteticamente accessibile… nonostante l’ottima idea di fondo. Quelle stesse intuizioni eightees trapelano da un sound ricco di meltin pot d’oltreoceano, ricamati su preponderanze in levare e striature funky soul, a tratti riportate all’ombra di un libero cantautorato ragionato.

 

 

Mentre i fiati dominano la leggerezza sonora di  Tutto da rifare , è con  L’onda lunga delle cose sincere che si entra totalmente nel mondo degli Strike, attraverso un sound iniziale vicino Rino Gaetano, sviluppato però con una sorta di animosità ska che, come accade con  Realtà di attesa , sembra guardare al mondo degli Arpioni e al loro Malacabeza.

Da qui partiamo per ritrovarci tra i passaggi di  Trasparente , verso un sound dance anni ’70, in cui il riff funky paiono modulare un inevitabile movimento rotatorio del nostro corpo danzante. Il buon songwriting ci porta poi verso le tonalità giamaicane di  Mantra Pop , in cui una sincrasi tra gli Ottavo Padiglione (di Ondareggae) e i Subsonica ci offre un motivo per danzare allegramente tra le semplici note del brano. Tra citazioni passatiste e allegra giocosità arriviamo all’allegria veloce e ben riuscita di  Marzapane  che, soggettivamente parlando, mi ha riportato al pogo veloce che utilizzavo sotto il palco dei Persiana Jones e dei Vallanzaska.

A dare una svolta ulteriore alla tracklist sono infine  Voi non capirete , in cui in cui l’organo ci porta verso sonorità anglosassoni vicine all’East End, e il suono resofonico della terminale  Che ci rimane , finale di un disco complessivamente curato e piacente… anche nella strutturazione delle proprie armonie.

 

Tracklist

  1. Tutto da rifare
  2. L’onda lunga delle cose sincere
  3. Trasparente
  4. Mantra Pop
  5. Chi siamo
  6. Realtà di attesa
  7. Marzapane
  8. Il ricordo di una vita
  9. Voi non capirete
  10. Che ci rimane