rOMA “1982”, recensione

Diciamo subito che la tentazione che mi ha provocato quest’opera, appena inserito il disco nell’hi-fi, è stato quello di seccatura, un fastidio immediato, dovuto fondamentalmente all’incipit di Luce, in cui la prima riga del testo mi ha riportato alla mente alcune letture a sfondo storico di cui da sempre mi nutro per difendermi. Ma probabilmente, fermarsi a questa ingenuità citazionistica sarebbe stato da parte mia un’altezzosa presa di posizione. Così, andando oltre, e ne sono felice, sono riuscito a incontrare il mood ricreato dalla tracklist che, ad onor del vero, mi ha conquistato con i suoi spigoli alternativi.

Un indie riuscito che, partendo dal Moltheni degli anni ’90, sembra evolversi tra acustica, riverberi e dilatazioni pronte a trovare in Spine non solo il sottile trait d’union, ma anche e soprattutto un reale anthem di un disco che avrebbe squarciato l’underground in quegli anni ancora epurati da Spotify e You tube.

 

 

Ma andiamo in ordine. Chi c’è dietro all’ottimo artwork (curato da Alfonso “Cheng” Palumbo)?

Si chiama Vincenzo Romano, in arte rOMA, abile cannibale musicale, in grado di dare luce ad una setlist in cui appaiono le spine pronte ad aprire ferite inferte da parole e ricordi cantati, narrati, urlati attraverso spinte Verdeniane (Tranquillo) e note apparentemente lievi, proprio come accade in Piccoli Momenti di lucidità, in cui il cantato ferrettiano-gaetaniano si sposa alla perfezione con l’andamento regolare e cadenzato dell’imprinting.

Tra le tracce che mi hanno maggiormente convinto sento il dover di segnalare la titletrack, trainante e battente, in cui la bass line riesce a trasformare la stanza di ognuno di noi in un polveroso e fumoso centro occupato, in cui pogare trainati dal sound grezzo e avvolgente, poco prima di trovare spazi osservativi tra le note di Zanzare, che anticipano il finale fissato da Venere, una composizione per certi versi desertica e piacevolmente desolante, in cui la melanconia di accordi chiusi segna la strada di un album che Overdub Recordings ha avuto il merito di portare alla luce.