Sugar for your lips “Spleen”, recensione

Spleen: atteggiamento sentimentale caratterizzato da un umore tetro e malinconico, insoddisfazione e noia” un senso di invasiva angoscia resa celebre da Charles Baudalaire, che propria all’interno de I fiori del male dedica un componimento (Spleen e ideale) alla cupezza e alla oscurità dell’io. Proprio da qui sembrano voler partire i Sugar for your lips che, è benedirlo, non sono dediti a un Depressive Suicide Black Metal, ma ad un più normalizzato alt-rock.

La band, attiva dal 2013, arriva a noi sotto il marchio OverDubRecordings con un album in cui il rock e la narrazione dialogano tra loro mediante un disco da ascoltare, ma al contempo leggere e soprattutto osservare, anche grazie ad un booklet meraviglioso in cui Marcello Venditti regala una sorta di silent book ai lettori. Una narrazione visiva, in cui il protagonista condivide il suo esistere con i fantasmi di un malessere fagocitante.

Il mondo sonoro degli Sfyl ha inizio, però, con l’introduttiva e strumentale Tre, due, uno… incipit collegata a 0, traccia in cui il climax narrativo cresce in maniera progressivo attorno alla distorsione della sei corde, qui ben accolta dalla sezione ritmica. Così da un’”idea” stilizzata, si giunge al disordine organizzato attorno a Il gramo e alla posatezza di A metà, atto anticipatorio della corsa perpetrata con Salvarmi, di certo tra le più interessanti tracce della set list.

Così tra ombre (sul muro) e luci, il disco gioca con i propri fantasmi, attraverso un’arte musicale attentiva e, a tratti, alternativa, posta al servizio di una release nata involontariamente dagli anni ’90, ma ambientata nel presente.