Franco Battiato – Fleurs

Fleur: Esempi affini di scritture e simili: questo il titolo completo dell’ultimo lavoro del poliedrico artista F. Battiato. Dopo l’urticante Gommalacca Battiato si cimenta in un disco di covers, impresa inedita nel suo percorso artistico.

Si, Fleurs è un disco con 10 canzoni prese dalla tradizione dei cantautori italiani con varie escursioni in terra francese più due brani inediti a chiudere l’album.

Sfogliando uno ad uno i petali dei fiori di questo Fleurs troviamo delle vere pietre miliari della canzone d’autore degli ultimi 40 anni: si va da De Andrè (La canzone dell’amore perdutoAmore che vieni, amore che vai) a Sergio Endrigo (Aria di neveTe lo leggo negli occhi) passando per J.Brel e Charles Aznavour.
Non manca persino un omaggio ai Rolling Stones di Ruby Tuesday ed alla tradizione popolare (Era de Maggio), il tutto profumato con arrangiamenti (di Battiato & Fedrigotti) di odore cameristico: voce, pianoforte e quartetto d’archi (il Nuovo Quartetto Italiano).

Le atmosfere sono pertanto soffuse, ombrose e morbide, con la voce di Battiato in evidenza sul resto, come si usava nel periodo cui molte di queste cover si riferiscono.
Particolare la scelta di Che cosa resta che inizia come se stessimo ascoltando una piccola radiolina a transistors, un po’ in stile Wish you were here dei Pink Floyd (ricordate gli arpeggi iniziali come se fossero suonati da una radiolina?).

Fin qui l’esame oggettivo di questo lavoro. Lasciatemi però esprimere un paio di opinioni personalissime. Battiato non ha grandi doti vocali e gli effetti in fase di registrazione poco possono per “inventare” quel che natura non ha dato. Così, se cercate delle interpretazioni memorabili avete decisamente sbagliato disco.
Inoltre, abbastanza indigesta risulta la versione cameristica di Ruby Tuesday degli Stones…splendide invece Aria di neve e J’entends siffler le train che da sole valgono l’acquisto del disco. In particolare Aria di neve ripropone ai moderni ascoltatori distratti il talento compositivo di un artista incompreso e spesso sminuito come Sergio Endrigo, noto per le sue canzoni un po’ tristi ma a mio parere intensissime ed emozionanti.

I due brani inediti stonano un po’ col resto e l’impressione è quella che siano stati messi lì giusto per dare un marchio di originalità al lavoro altrimenti di sole covers. A mio parere si potevano tranquillamente lasciar fuori per un eventuale album successivo.

Così, mentre Gommalacca lascia il segno e colpisce a fondo, Fleurs scorre senza mai esaltare, a parte un paio di episodi notevoli, più per merito dei compositori originali che dell’abilità re-interpretativa di Battiato. Ho avuto la netta sensazione che Battiato, pur di esplorare qualunque campo musicale, si stia avventurando in territori dove il suo talento non riesce ad esprimersi al meglio.

Ed infatti Gommalacca era un tributo ai suoni moderni che vanno da Orb a Massive Attack passando per gli Smashing Pumpkins, ma restava privo di quella genuinità un po’ grezza che caratterizza il suono di tali gruppi. Anche Fleurs vorrebbe essere romantico ed evocativo ed invece colpisce il bersaglio solo in parte.

La copertina è tratta da un dipinto olio su tavola dorata dello stesso Franco Battiato.
L’incisione è una direct hard disc recording a cavallo dell’eclisse dell’Agosto 99. La qualità tecnica dell’incisione non è male, ma gli effetti sulla voce e l’eccessivo avanzamento della stessa (o eccessiva vicinanza del microfono), vanificano in parte il buon risultato d’insieme.

Fleurs contiene 12 canzoni:

  1. La canzone dell’amore perduto
  2. Ruby Tuesday
  3. J’entends siffler le train
  4. Aria di neve
  5. Ed io tra di voi
  6. Te lo leggo negli occhi
  7. La canzone dei vecchi amanti
  8. Era de Maggio
  9. Che cosa resta
  10. Amore che vieni, amore che vai
  11. Medievale
  12. Invito al viaggio

A presto
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