VIEWS “MOTHER TAPES. ANTHOLOGY 1986 – 1990”,

Ma chi erano mai questi Views? Credo vi possa bastare l’ascolto dell’introduttiva Say it! Per capire chi fossero negli anni ’80. Una band underground in grado di affrontare il palco attraverso idee sonoro emozionali e comunicative, in cui trovavano posto ragionevolezza e visionarietà, spinte da una vocalità calda e avvolgente, come dimostrano le armonie raccontate da tracce come The raining man, in cui la linea vocale (non so per quali strane ed incomprensibili ragioni) ho finito per associare a quella di Tim Armstrong.

Ma chi erano mai questi Views? Erano una band che dalla Brescia degli anni ’80 non ha ottenuto il meritato successo, rimanendo ai margini dell’undergrond, ma riuscendo comunque  a disegnare gemme sonore, come la cover speed di Everybody’s got something to hide except me and my monkey e Patty flan, giocoso divertissement che ci porta nel mondo dei Velvet Underground (Mummycat) più volte citati indirettamente ed omaggiati con We’re gone have a real good time toghether.

 

 

Ma quindi, chi erano mai questi Views? Una band, ahimè, sottovalutata, che ha trovato un’immeritato oblio nonostante una matrice psycho pop, in grado di offrire un porto sicuro alle armonie anni ’60 e alle innovative virate anni ’70, nelle quali ci si “specchia” attraverso giochi chitarristici posti tra disordine post punk e alleggerimenti estranianti.

Il disco, o meglio il doppio disco, rispolverato da Area Pirata, offre la riedizione dell’LP Mummycat the world n°2 e il piccolo gioiello Namby-Pamby che riparte da dove i geniali e metaforici reverse di Mirror avevano concluso. L’extended played, inquinato da un aria new wave nell’incipit di Till the money gone, peraltro pronto a strizzare l’occhio ad un sound d’oltremanica, si regge sulla rock ballad di Please linda talk, un piccolo grande capolavoro. Sulla stessa linea compositiva si allineano poi le poveri west di Ocean e la soffice esplorazione musicale di Flowers on the desert sand che dona luce ad un EP che, ascoltato oggi, acuisce i rammarichi di un sentiero interrotto troppo presto.

A dare voce al mondo Di Giovanni Ferrario, sono infine 12 tracce ospitate nel secondo cd, in cui si alternano demo, live e cover di un mondo che, almeno io, oggi guardo con gli occhi dell’odiata nostalgia.