Luca Fogliati: ascoltando “Per te”

Beh che dire di un ascolto che ci traghetta inevitabilmente dentro le trame pop rock italiane a tutto tondo? Sicuramente per i nostalgici di un certo fare musica, di una certa stagione di grandi successi da cassetta, è un disco prezioso, anzi salvifico. Per chi invece cerca il futuro, la ricerca, la trasgressione, direi che questo primo lavoro di Luca Fogliati dal titolo “Per te” è assai difficile da masticare e da digerire.

Niente di nuovo sotto al sole, anzi se qualcosa di inusuale lo troviamo è ampiamente ancorato al passato come l’eterno gusto intramontabile dei soli di chitarra elettrica… timidi, mai protagonisti e saccenti ma ci sono e si fanno sentire… poco ma si fanno sentire. Elettronica si ma un corredo che non determina e non svolta la direzione del tutto. Anzi sono tanti (forse troppi) i suoni triti e ritriti che sentiamo praticamente ovunque. Ma certamente questo disco non è così che deve essere sentito e vissuto. “Per te” è un lavoro che è perfettamente rivolto alla scuola classica, ribadisco, dentro quel preciso modo di pensare alla canzone.

C’è l’amore, c’è espressione vocale che in Fogliati si scurisce quando deve marcare irruenza (un poco ricorda il Massimo Priviero dei tempi famosi), ci sono i bridge e ci sono i ritornelli sempre in cerca di una melodia facile da ricordare… e qui (di nuovo) il passato torna anche dentro lo stile di scrittura lirica perché il cantautore astigiano sceglie tantissimo quella che in Italia si amava definire ironicamente l’arte degli urlatori. Dunque melodie estese e linee vocali assai dinamiche e stressate ma devo dire che il nostro tiene bene la sfida. Anzi è forse nei momenti di maggiore stress che la sua voce sforna frequenze di più alto fascino.
Dunque un disco che coccola e che accoglie, un lavoro che solletica il gusto per il romanticismo della vita e delle sue tante cose importanti e, non ultimo, rispolvera il grande modo di pensare alla bella musica pop italiana… quella macchiata di rock.