Moltheni “Senza eredità”, recensione

Sembra ieri ed invece no. Sono passati 10 anni circa da quando l’alter ego di Umberto Maria Giardini pubblicò Ingredienti novus. Oggi, però, l’autore marchigiano torna tra le onde de La Tempesta Dischi per ritrovare Enrico Molteni sotto l’egida della label pordenonese, per regalare al mercato un full lenght nascosto in un digipack nero, in cui la copertina retrò ci indirizza verso un passato da raccontare.

 

 

Il nuovo mondo di Moltheni torna a raccontarsi con “La mia libertà”, probabilmente il brano più diretto ed empatico del disco intero. L’incipit, infatti, segna un gran ritorno, attraverso sonorità arrangiate alla perfezione, all’interno delle quali si (ri)posa quel timbro riconoscibile, così attrattivo e melanconico, che per certi versi ho sempre associato ed avvicinato al Manuel Agnelli più docile.

Lo storytelling di questa nuova uscita, promossa da Fleisch Agency, sembra, sin dalle prime battute, uno sguardo chiarificatore pronto a guardare all’indietro; un passato non solo accennato dalla consecutio dell’overture, ma anche traslato in maniera più esplicita da Ieri, qui alimentata dallo sguardo narrativo, pronto a scattare un’ermetica istantanea dell’Estate 1983 . La traccia, delicatamente cadenzata, è guidata dalla bass line, perfetta nel voler giocare con l’arte cantautorale e lo spirito indie, ritrovandosi in un finale emozionale.

Dal passato arriva poi la poeticità alternativa de Il quinto malumore, in cui le armonizzazioni vocali si abbracciano alla sezione ritmica, pronta a trascinarsi nella seconda parte di quegli anni ’90, durante i quali il progetto Moltheni iniziava a scrivere, con accorta semplicità, la contemporaneità di allora. Proprio quello sguardo, oggi riemerge da episodi come Ester e Nere geometrie paterne, mentre gli aperti accordi di Spavaldo, finiscono per  rappresentare lo sguardo osservativo sulla valigia dei ricordi, attraverso emozioni alimentate da un songwriting  che, come dimostra la dolcezza retrò di Sai mantenere un segreto?, riesce sempre a raccontarsi tra sintesi, visività e ricami lessicali.

A chiudere questo grande e inatteso  ritorno, sono, infine, gli strappi in levare di Me di fronte a noi e la pacatezza drammaturgica di Tutte quelle cose che non ho fatto in tempo a dirti , un urlo silente, legato ad un radicato malessere che, nel bene nel male, Moltheni porta con sé, sin dalla straordinarietà di Natura in replay.

 

Tracklist

01. La mia libertà
02. Ieri
03. Estate 1983
04. Se puoi, ardi per me
05. Il quinto malumore

06. Ester
07. Nere geometrie paterne
08.Spavaldo
09. Sai mantenere un segreto?
10. Me di fronte a noi
11. Tutte quelle cose che non ho fatto in tempo a dirti