Alba fiesta “Alba fiesta”, recensione

Octagon, Pyerroth, Fishman e Dos Caras. Quattro musicisti anonimi nascosti dietro colorate maschere da lottatori messicani. Protezioni estetiche che, pur ricordandomi gli Ultimo mondo cannibale, nulla hanno a che vedere con le estremità del metal, ma che al contrario nascondo ciò che la band stessa definisce minimalismo stratificato, perfettamente metaforizzato dall’art work di un digipack d’impatto.

L’exended played, ricco di featuring, mostra il mondo grottesco e scomposto (ma al contempo accogliente) dei Fiesta Alba, band capitolina agli esordi. L’aubum pronto a “sottrarsi alla logica” di un ascolto superficiale e banalizzato, offre una voce immersa nel reiterato pattern pronto a divergere più e più volte, per lasciare un animo posto tra mood anni ‘90 e post wave, esattamente come accade con introduttiva Laundry. In effetti, sin dal primo ascolto, le reminiscenze Pil, richiamate da una scomposta linea vocale che a tratti mi ha ricordato proprio il John Lyndon nato dalle ceneri di Johnny Rotten, apre all’asprezza del timbro mostrando un calmierato assetto che ben si sposa con gli accenni rumoristici pronti a dominare l’overture. Un  Electro-Rumorismo, che torna a giocare con l’ascoltatore mediante la minimale e scomoda Juicy lips, un anthem chiarificatore di una band che (forse) sarebbe bene definire semplicemente math rock, anche se sarebbe riduttivo farlo, considerato il fresco coraggio con cui si propongono all’ascolto attraverso venature Dub, Trip hop, e Post punk.

Con Dem say, i ritmi si alzano, inseguiti da tribalistici attacchi funky che ammorbidiscono la set list, mostrando anche ampi orizzonti filmici in cui perdersi, proprio come accade con Burkina phase, visionaria e per certi versi invasiva, in cui lo spoken word appare un reale strumento aggiuntivo.

A chiudere i venti minuti di musica è, infine, Octagon, una sorta di free electro-jazz, in cui la band si inoltra in un territorio onirico e insistito, in cui si entra ad occhi serrati e si esce ad occhi spalancati.

Insomma un disco, o meglio un EP, non certo per tutti, ma di certo per molti.