Valentina Gullace: un bel gusto di Jazz

Scende in campo musicale Valentina Gullace e non è certo una novità per la sua lunga carriera. L’abbiamo conosciuta dalla Tv al Teatro e la musica è stata sempre un collante che a quanto pare, grazie a questo disco, scopriamo anche di essere stata una colonna portante per le sue radici artistiche. La Gullace, per le mera cronaca discografica, fa il suo “esordio” con questo elegantissimo disco dalle forte contaminazioni Jazz dal titolo “La mia stanza segreta” pubblicato da Filibusta Records. L’ospite d’eccezione è Fabrizio Bosso e questo la dice lunga su cosa possiamo aspettarci, anche solo mandando in rotazione il primo singolo estratto “La responsabilità di te” di cui vi mostriamo anche il video ufficiale. Un album di canzoni che sono fotografie preziose, intime, sottaciute anche a se stessa e che oggi è come se trovassero un senso e un coraggio che prima non avevano. Sembrano canzoni artigiane, eleganti e mai volgari, mai presuntuose anche quando giocano con ritmi più regolare e popolari… rispettano l’anima e la donna che sta divenendo la Gullace soprattutto quando i brani si fanno più sospirati e silenziosi. E c’è tanta storia attorno alla sua voce che oggi la scopriamo così sicura e sensibile, a volte quasi ci piace sentirla tremolante di emozione nelle verità di queste liriche mai banali e al tempo stesso neanche lontane dal quotidiano di ognuno di noi. Ed anche il suono e gli arrangiamenti Jazz: solleticano l’appetito di chi ha il palato fine ma non mettono mai distanza nei confronti di chi ha ben altri ascolti. Un esordio molto interessante, leggero, fresco e per niente egocentrico… che poi l’egocentrismo, ingrediente portante per essere artisti, qui trova la pace di un equilibrio che non invade e non soffoca, anzi: lo trovo un ponte che accoglie e permette l’incontro.

Vorrei partire con una domanda personale un po’ marzulliana. Un disco per raccontare la tua stanza segreta oppure per vederci dentro tu stessa?
Il mio è un disco che contiene brani originariamente non destinati ad un pubblico, una sorta di diario segreto in musica che ho deciso di condividere perché era arrivato il momento di ammettere a me stessa che sono una cantautrice. Un disco per comunicare, per raccontare la mia visione della vita e per condividere errori e lezioni imparate in questi anni. Forse una catarsi.

Un disco di Jazz a suo modo. Volevi raggiungere proprio questo target o hai lasciato al caso?
Io amo il linguaggio jazzistico. Amo l’improvvisazione, amo il sound del jazz contaminato col pop e con l’r’n’b. Per i jazzisti io faccio pop, per i cultori del pop invece sono “troppo jazz”. Non mi piacciono le rigide etichette. Ho voluto semplicemente attingere dai vari stili che amo e fra questi c’è ovviamente il linguaggio jazzistico, il pop raffinato, il soul e l’r’n’b, ma non manca addirittura un brano piano e voce, suonato da me (“Per sempre”) e un brano bossa nova (“Respirare”). Nulla è lasciato al caso, ovviamente. Se dovessi parlare di “target”, tuttavia, mi sento più vicina al mondo del jazz contemporaneo che al pop attuale.

E non per caso si arriva a Fabrizio Bosso. Perché proprio lui?
Seguo Fabrizio da anni e ho sempre ammirato la tua versatilità, il suo inconfondibile fraseggio e la sua eleganza. È un grande musicista ed una persona generosa e disponibile, un grande.

E a tanto che c’eri, perché non altri grandi nomi del jazz?
Tutti i musicisti che hanno suonato nel mio disco sono, a mio avviso, grandi nomi del jazz. Seby Burgio è un pianista e arrangiatore con esperienza vastissima, seppur giovanissimo. Ha lavorato con i più grandi musicisti italiani ed è di un talento infinito. Daniele Sorrentino è uno dei contrabbassisti più richiesti: collabora tra gli altri con Stefano Di Battista e Niky Nicolai. Dario Panza è un batterista incredibile, versatile e potente. Collabora da anni con Willie Peyote ma è stato per molto tempo a fianco del re dello scat italiano, Gegè Telesforo. Inoltre ho avuto il piacere di ospitare un giovane chitarrista che è molto stimato e conosciuto nel mondo del jazz: Daniele Cordisco. Insomma, ho lavorato esattamente con i musicisti con cui desideravo lavorare.

Il tuo rapporto con la musica: un viaggio fatto di ricerca o una direzione precisa?
Decisamente un percorso di ricerca, spesso tortuoso e tormentato ma sempre onesto e curioso. Durante la mia carriera ho avuto modo di avvicinarmi a tanti stili diversi, addirittura all’hard rock e al nu metal. Mi piace la versatilità e mi piace poter entrare ed uscire da un genere senza dovermi sentire sbagliata. Non nascondo che non è semplice essere una performer di teatro musicale e contemporaneamente una cantautrice, in Italia. Sembra essere fondamentale rinchiudere ogni artista all’interno di un genere specifico e questo mi soffoca. Spesso mi chiedono se mi sento più cantautrice, ballerina o attrice… mi piacerebbe essere considerata semplicemente un’artista, perché mi esprimo attraverso diverse arti e così come non mi pongo limiti di genere musicale, allo stesso modo non voglio pormi dei limiti rispetto alle arti. Amo stare sul palco e interpretare un ruolo in un musical, amo stare sul palco di un jazz club e cantare Gershwin ed Ellington e amo stare su un palco e raccontare la mia storia attraverso la mia musica. Dunque il rapporto che ho con la musica è in continuo divenire, così come la mia vita.

E quindi perché arrivi all’esordio proprio ora? Che momento è della tua carriera?
Ho la fortuna di calcare i palchi dei teatri più importanti d’Italia da ormai 13 anni. Ho iniziato nel 2006 col ruolo di Maria Maddalena nel musical “Jesus Christ Superstar” con la Compagnia della Rancia e da allora non mi sono mai fermata. Mi sono trasformata mille volte, passando da “Cabaret” ad “High School Musical”, fino a “Frankenstein Junior”, “La febbre del sabato sera” e adesso “The Full Monty”. Eppure, negli anni, c’è sempre stata una costante: la scrittura di brani miei. L’ho sempre fatto per me stessa, per tirare fuori quel groviglio di emozioni che non sapevo far uscire in altro modo. Mi mettevo al pianoforte e scrivevo perché per me era naturale, facile, fisiologico. Per anni sono stata una cantautrice che non aveva il coraggio di fare la cantautrice e i miei brani sono rimasti segretissimi, dentro quella famosa stanza. Poi, tre anni fa, ho trovato il coraggio di rischiare e di espormi… e così ho iniziato a visualizzare passo dopo passo questo mio progetto che finalmente ha visto la luce. Adesso sono esattamente dove volevo essere! Mi divido fra la tournée del mio nuovo musical, “The Full Monty”, e la promozione del mio primo disco, mentre contemporaneamente insegno canto, altra mia grande passione. Ora sto organizzando un tour per presentare il mio lavoro in tutta Italia e inizierò il 10 dicembre da Roma, la città che mi ha adottata. Mi esibirò alla Casa del Jazz insieme ai miei musicisti e tanti super ospiti e sono emozionantissima.