Claudio Conti – Frail Boats

Seguo Claudio Conti ormai da qualche anno, vale a dire dal suo album Saltworks del 2014 con il quale iniziò a svelare il suo songwriting in qualche modo unico. Sì perché questo artista di Cagliari, dall’ottima pronuncia inglese, scrive spesso testi dal lessico ricercato, tanto che sembra più appartenere alla categoria dei poeti. Il loro significato è spesso ermetico e questo contribuisce a creare un alone di mistero intorno ai suoi pezzi che, con la sua voce morbida e calda,  avvolgono l’ascoltatore e lo trasportano in viaggi onirici non facili da replicare. Venendo a questo suo nuovo lavoro, intitolato Frail Boats, rappresenta un nuovo passo verso la maturità artistica che aveva già mostrato essere in crescita col suo precedente Garnet Dusk del 2017. A livello musicale le sue melodie sono diventate, album dopo album, sempre più  lineari, mentre gli arrangiamenti hanno mantenuto il loro carattere essenziale (non per questo scarno) che li ha sempre caratterizzati. Il risultato finale è che i brani tendono a dare un’atmosfera cinematografica che evoca immagini di paesaggi sconosciuti che vien voglia di scoprire.  La morbida Wrest, la ballata mid-tempo che apre il disco, è perfetta per tracciare la linea che Conti seguirà nel suo nuovo lavoro e che racchiude quanto di buono evidenziato fino ad ora, con le tastiere e le chitarre elettriche che disegnano i soundscapes ai quali ho accennato.  That strange iron star ha un suono più acustico e un andamento più ritmato, leggermente più turbolento direi, soprattutto nelle strofe, mentre quando arriva il refrain ritorna il Conti più sinuoso. La cullante A distant summer è, verosimilmente, uno dei pezzi che preferisco in assoluto insieme alla successiva The eyes who once beheld the reeds (che sembra una canzone di altri tempi) perché sanno coinvolgere l’ascoltatore e trasportarlo altrove. Black lace dress è inizialmente dominata dal piano e ha un mood decisamente malinconico, poi si apre e la melodia è trasportata da un intreccio di tastiere fino alla sua conclusione. Con Late october, dall’andamento dinoccolato e l’approccio vintage, Conti regala un altro episodio che sembra uscito da un album di Richard Hawley e anche la lenta Quicksilver, devo dire, non è certamente da meno . Concludo evidenziando che Frail Boats è un disco di qualità, curato nei minimi dettagli, che mi auguro possa aprire all’artista sardo le porte di un successo mainstream che ha dimostrato ampiamente di meritare.