Cecchin Paolo

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Nel mio mondo …sono rimasto fermo, per molto tempo in silenzio, paralizzato nel ela del ragno. La sola e unica cosa che sentivo era la Musica. Lei mi disse “ Abbandona tutto quello che pensi sia importante, lascia l’apparenza di questa festa delle nullità e seguimi, fidati di me” Ci ho pensato per pochi istanti e poi mi sono lasciato guidare. È stato come fare un salto nel vuoto…

Paolo Cecchin è un giovane cantautore italiano originario di Bassano del Grappa, che è arrivato alla pubblicazione di debutto grazie all’amore per la musica, alla dedizione e alla fortuna di aver creduto in se stesso. Di certo però, solitamente tutto ciò non è sufficiente all’emersione, ma se aggiungiamo il coraggio produttivo di Stefano Florio e Matteo Franzan, già produttori dei Lost, ecco la possibilità di vedere alle stampe la bella confezione in digipack de Il mio mondo.

Il disco, promosso da L’altoparlante e da Protosound Polyproject, racchiude in sé 12 tracce dal sentore pop rock, tra illusioni e disillusione, tra uguali e contrari, tra amori e sofferenze.

Ad aprire il disco è il singolo in promozione radiofonica Non mi importa, un tracciato rabbioso di buon rock. Spezie di Deja sentì e buoni passaggi chitarristici donano un buon impatto al brano d’overture. La semplicità compositiva si sposa, sin dalle prime note, con riff diretti ed estemporanei, tipici del rock italiano dall’impronta easy listening… pertanto, se cercate qualcosa di alternative…siete nel posto sbagliato, ma se ricercate del sano pop rock d’autore allora Paolo Cecchin è quello che cercate.

Il criterio è palesabile nel pop retrò di La sola ed unica e nel rock esistenziale di Happy hour (non mi diverto più).
Tra i brani meglio riusciti, invece annoveriamo Spero e Salto nel vuoto. la prima traccia si racchiude attorno ad una sonorità anni ’90, in cui appare una sorta di Vedderiana Wishlist, sviluppata su una linea melodica poppeggiante tra stop and go che si abbracciano ad un interessante riff portante. Salto nel vuoto invece evidenzia un struttura compositiva più matura, tra andamenti ciclici e sapore eighties, tra buoni guitar solo e un piacevole groove.

A compendio dell’arte cantautoriale, nel mondo di Paolo Cecchin appaiono due cover. La prima, estratta dalla discografia di Vasco rossi, è La nostra relazione, a mio avviso inadeguata sia sulla alinea di cantato sia a livello di arrangiamento a differenza della convincente “ Milano e Vincenzo di Alberto Fortis, raccontata con un’iniziale dolcezza tesa al rock preciso e genuino.

Il disco si chiude poi con la sognante La tela del ragno , che definisce ulteriormente un disco che altro non è che una finestra sul mondo di un cantautore che ha davanti a sé una difficile ascesa, ma anche le qualità e le idee per poterla salire senza troppa fretta.