Circoboia “Circoboia”, Recensione

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Una mano aperta, avvolta nel nero. Una mano le cui linee della vita raccontano la set list di un album piacevolmente curato sin dalla sua veste grafica. Un mondo in cui simbolismo e realtà mescolano note agili e dirette, modulate da una particolare ascoltabilità, immersa nelle percezione di una gentile e accennata aurea nereggiante, qui veicolata da un’ottima timbrica.

Così è (se vi pare) sin dalla traccia introduttiva, in cui il minimalismo strutturale va a impreziosire la linea vocale, ponendo accenni e accenti tridimensionali, grazie all’uso delle back voice e ad una linearità ridondante .

Il debut dei Circoboia (dico il vero) non mi ha conquistato al primo ascolto. Per riuscire a entrare nelle idee e nelle espressività del combo è stato necessario approfondire l’opera della band toscana, pronta a farsi più spigolosa mediante l’uso di idee e concretezza, che si affiancano a rimandi Ani Di Franco style, qui intercalato tra il levare repentino e un rock più granulare.

Quello che oggi viene chiamato flow sembra essere un punto di forza della band sin dalle prime note di Doppler, nonostante un arrangiamento perfettibile, a differenza di ciò che accade nel magnifico osare di Ye! Ho!, in cui convogliano il pop di Pink e la follia dei Go go bordello, ispirazioni poste al servizio di una danzante creatura che segna la strada, raccontando gli stilismi espressivi del duo. La traccia apolide appare sorprendente anche grazie ad un falso finale reiterato nella seconda parte che ci invita con eleganza a percorrere questa ben calibrata via espressiva. Il cammino prosegue poi con il calore della bass line ( The World Of Tomorrow) che sembra richiamare il mondo scomodo e rivoluzionario della prima metà dei 70, quando Iggy Pop muoveva il suo fisico asciutto in giro per il mondo. L’ottimo overlay della quattro corde ci introduce poi alla mal celata attitudine punk, che va a maturare nell’intro di Lick The Hell e I Think You’re Right ,in cui subentrano influssi angolari di stile alternative, alquanto evidenti nel bridge della traccia stessa.
A chiudere il disco è infine l’aria resofonica della track numero zero, da cui non possiamo far altro che partire per un potente rock che definisce bene l’anima di un album convincente.

1. Doppler
2. Fight For Love
3. Ye! Ho!
4. She Walks Into The Fire
5. The World Of Tomorrow
6. Lick The Hell
7. Hellride
8. I Think You’re Right
9. Negen
0. Liar