Clamidia “Al mattino torni sempre indietro”, recensione

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I Clamidia giungono alla loro seconda fatica (Al mattino torni sempre indietro), gradevole full lenght ispirato nel suo titolo a Cesare Pavese, sintomo iniziatico di un percorso artistico legato in maniera marcata alla letteratura. Infatti i richiami alla tradizione scrittoria e i rimandi compositivi, mostrano un’accortezza descrittiva che, pur non raggiungendo la propria ottimizzazione, raccontano frammenti di realtà in maniera evocativa e suggestiva.

Un disco che nasconde forme d’arte ragionata ed intensa, proprio come dimostra l’ottimo packaging e il delicato ed armonico art work realizzato da Reg Mastice III

La band, prodotta da Umberto Palazzo, si presenta al suo pubblico sotto la distribuzione della Macramè Trame Comunicative/Cup of tea Records, pronta ad offrire un disco che rasenta i confini dell’indie autoriale, senza dimenticare reminiscenze di fine anni’90, qui collocati tra dubbi ed abbagli.

Il battesimo musicale è dato dall’inizio soffuso di La croce, pronto a sovrapporre dinamiche new wave con spezie alternative, pronte a rivestire in maniera spigolosa reminiscenze Marlene Kuntz. Infatti, la linea vocale sembra racchiude un metro espositivo assimilabile soprattutto ai migliori momenti climatici di Godano, in cui l’osservativa narrazione va ad implodere contro alte esplorazioni rabbiose. Le strutture irose vengono però mitigate dall’incipit di Spazi pubblici per scambisti, in cui un arpeggio va a incrociarsi con la sei corde, posta in apparente parallelo, mostrando uno spoken word non distante dagli Offla disco pax. La curiosa opera di songwriting anticipa un’impostazione che inevitabilmente porta alla mente il post punk ferrettiano, qui innestato in un aurea indie-cantautorale.

Invece, con Fondazione nuovo sentiero l’incedere del battito cardiaco non convince appieno, almeno sino all’enclave sonora dai sentori desertici e post rock, che continuano mediante un sottile fil rouge in Ulisse, in cui la voce si va a graffiare divenendo più roca e per certi versi più espressiva. Una piacevole intuizione che diventa espressiva nel corto tracciato, incanalato tra foschia e cupezza ( Sotto il diluvio), a tratti mescolate a background ipnotici ed accoglienti, che ammaliano l’ascoltatore attraverso ripetizioni funzionali all’atmosfera emotiva.

Se poi il groove di La sposa suicida e la leggerezza soave di Assalti ai muri spingono l’acceleratore sulle allegorie, con L’agguato, si finisce per perde verve, nonostante la partitura e la tecnica appare sempre impeccabile, tra spazi liberi ed arie jazzate ( Redensione e grazia) pronte ad accompagnaci verso un territorio Explosion in the sky.

Un disco curato e forse pretenzioso, in grado di raggiungere livelli divergenti di comunicazione, anche grazie alla forma strutturale che riesce a definire gli orni di una realtà da osservare con riflessione e cognizione di causa.

Tracklist:

01. La Croce
02. Spazi Pubblici per Scambisti
03. Fondazione Nuovo Sentiero
04. Ulisse
05. Sotto Il Diluvio
06. Le Controfigure
07. La Sposa Suicida
08. Assalti Ai Muri
09. L’Agguato
10. Redenzione E Grazia