Creme – recensione del cd Sulla collina puoi seppellire ciò che non ami più.

Creme cd cover.

Era da qualche tempo che avevo in testa questo particolare incipit:

”Se Music on tnt adottasse le stelline per giudicare un disco, allora si, che questa volta possiamo parlare di 5 stelle!”.

Nonostante il fatto che negli ultimi tempi abbia avuto la fortuna di recensire ottimi dischi, che hanno come trait d’union la distribuzione della Venus, ancora oggi non ero riuscito a trovare l’adeguato disco, capace di conquistarmi tout cour.

A mio avviso, un disco può apparire oggettivamente eccellente, ma se non riesce a suscitare all’ascolto un piacere continuo, una sorta di necessaria occorrenza alla perpetrata ascoltazione, allora non si può arrivare all’apice vero e proprio. Questa sommità si raggiunge solamente addizionando una piccola ed essenziale porzione di percentuale, esclusivamente caratterizzata dalla soggettività.

Oggi finalmente, quella sensazione di necessità d’ascolto, quella piacevole percezione di dover e voler ascoltare un disco più e più volte, l’ho ritrovata nell’opera prima di Maurizio Verucci, alias Creme, capace di confezionare un disco delizioso che porta il bislacco nome de “ Sulla collina puoi seppellire ciò che non ami più”. Un disco che viaggia su particolari sonorità, che sfiorano l’ecletticità di Moltheni, le vocalità e il sound degli Afterhours, attraverso citazioni Bennatiane e Battistiane.

L’opera prima, oltre ad essere prodotta da Cristina Donà, ha l’onore di ospitare nell’introduttiva titletrack proprio la cantante milanese, che offre la back voice ad un ritmo sensibilmente retrò, nel suo brillante ed entusiasmante incipit. I filamenti finali di alternative country introducono “Sono o non sono un ribelle”, una tra le migliori performance del disco. Track caratterizzata dalla complessità esemplificata da continui cambi di direzione, funzionali alla gradevole testualità poetica.

La musica e le parole, uscite dalla penna di Maurizio Verucci, sembrano a tratti basarsi su l’eterogeneo talento di Bugo, come accade nella cinica visione della vita, espressa in “Ci sono molti modi per esser felici”, ma soprattutto tra i bending di “Fare un gruppo è un po’ morire”, che sembra uscire dal sentimento westernato. La canzone ironica, vive tra gli arpeggi narrati dal falsetto, che trova riposo tra gli accordi pieni del bridge.

Creme visita anche il territorio surfer con “Il sentiero che porta alla fossa”, che, similmente a “Tu che parli sempre tu che non ascolti mai”, strizza l’occhio al Bennato dei primi tempi, sia per le sonorità proposte, sia per la vocina sudista, che emerge dal chorus. Il disco è eccellente, come dicevo qualche riga addietro, ma diventa a cinque stelle grazie a brani come “La mia gente”, attenta e metaforica fotografia delle nuove generazioni che “Sotto un sole neanche tanto caldo si sciolgono”. Una critica alla vacuità d’intenti raccontata da un sound prettamente acustico.

Il disco si chiude con l’onirica “Dimmi mamma quando torni”, un piccolo bonsai allucinato, che viene sussurrano nel suo apparente contesto semi non-sense, che chiude senza dubbi il disco migliore che ho avuto modo di ascoltare in questo 2007, e visto che la prossima settimana mi occuperò inevitabilmente degli acquisti natalizi, prendete in considerazione di regalare questo splendido lavoro.

Tracklist

1. Sulla Collina Puoi Seppellire Ciò Che Non Ami Più
2. Sono O Non Sono Un Ribelle
3. Tu Che Parli Sempre Tu Che Non Ascolti Mai
4. Fare Un Gruppo È Un Po’ Morire
5. Famoso
6. La Mia Gente
7. Il Sentiero Che Porta Alla Fossa
8. Ci Sono Molti Modi Per Essere Felici
9. La Mezza Verità
10. Dimmi Mamma Quando Torni