Daniele Brusaschetto “Flying Stag”, recensione

All’ombra della mole underground, da circa 30 anni, trova posto tra la creatività artistica di Daniele Brusaschetto, da sempre (almeno ai miei occhi) un reale talento espressivo. Un artista poliedrico, in grado di interpretare il ruolo di cantore post moderno attraverso reminiscenze noise, industrial e una chiara impronta avangarde, in cui vanno ad innestarsi minimalismo, glitch e altronica.

Un vortice sonoro ardito e arguto, guidato dai confini di voce, chitarra, FX a pedale e laptop.

Consapevole di come ogni album di Brusaschetto possa essere un volo diversificato, ancora oggi mi stupisco dei cambi direttivi ancor più marcati in questa nuova release marchiata Peyote Press. La nuova impronta, palesemente heavy, ha inizio tra le note voivodiane di Otherwhere , di certo tra le sensazioni emotive più interessanti delsco, pronto ad avvicinarsi al narrato di una “dimensione atroce” atta a mescolarsi con guitar solo old school e pattern pesanti che giocano con cambi direttivi, distorsioni e intuizioni prog metal.

Le sonorità poste tra vertigini Prong e metodiche Godflesh, ripartono verso sensazioni trash anni 90 (Stag Beetle), in cui va ad innestarsi una scomposta linea di cantato non troppo discosta dal post-punk iniziale, pronto a evolvere verso metodologie più prepotentemente metal. Gli inserti solistici, ben armonizzati con sfondi avvolgenti, finiscono per seguire liberi itinerari che ci portano ai confini speed innestati su riff totalizzanti, proprio come accade nella bellezza espositiva di Splattering purple, dominata dal talento esecutivo di Alberto Marietta, grazie al quale appare naturale lasciarsi trascinare in un evitabile headbanging.

 

 

 

Il disco, nato dalle fucine del Wallace Records, Bandageman Records, Bosco Records e Solchi Sperimentali Discografici, trova poi prosecuzione con i battiti di The urea skyline, veloce composizione anthraxiana, e l’anti-socialità di Fanculo mondo, un magnifico urlo che prende le sembianze rabbiose di una continuativa costrizione; una fuga in cui un accennato growl modifica l’attacco alla quotidianità, poc prima di mostrare le ultime polveri con From the tight Angle, composizione che segna ancora una volta gli stilemi di un sound legato all’age d’or di un genere che ancora oggi raccoglie i frutti di vere e proprie sonorità annientanti, ideali per veicolare emozioni forti e ragionate.

Un album più che interessante, capace di convincere i palati fini dell’HM. Peccato solo per la cover art a mio avviso ben poco coerente con l’atteso.

 

 

Tracklist

  1. Otherwhere
  2. Stag Beetle
  3. Splattering Purple
  4. The Unreal Skyline
  5. Like When It’s Raining Outside
  6. Fanculo Mondo
  7. From a Tight Angle