Depeche Mode – Tour Of The Universe 2009

Depeche Mode

Esistono due periodi nella carriera dei Depeche Mode: ante e post mortem provvisoria del cantante Dave Gahn. Se andiamo bene a vedere non sarà diffcile notare questa linea di demarcazione: una prima nota d’allarme è data dalle copertine dove iniziano a comparire i loro volti ( “Songs Of Faith And Devotion”, l’album che segna il passaggio tra i due periodi ), segnati da un’ombra strana che sembra come indicare l’imminente arrivo di qualcosa; cambiano, quindi, i vestiti che danno l’idea degli artisti maledetti; cambia la voce di Dave e il processo di composizione; insomma, nonostante alcune indiscrezioni, è l’era d’oro dei Depeche Mode, i quali regalarono ai fan incredibili testi d’analisi introspettiva, facendoci notare la loro anima nera.

Giunti al 2009, si apre un nuovo periodo per la band inglese: come già descritto nella recensione del nuovo album “Sounds Of the Universe”, si assiste ad una sorta di pausa per la band, come se ci si sia concentrati esclusivamente sullo stare bene, tralasciando i raffinati suoni provenienti dal precedente “Playing The Angel”. Qui i Depeche Mode sembrano essere più sobri ( tanto da aver preparato l’album con una velocità sorprendente per i loro tempi ) e ciò sembra confermato dal fatto che Dave è completamente disintossicato e Martin Gore ( chtarrista ) non beve più. Quindi, si può tranquillamente affermare, che qui si assiste all’inaugurazione di una nuova era che, spero, non di asempre gli stessi risultati.

Dopo l’uscita dell’ultimo lavoro, era evidente che lo si dovesse presentare ed infatti, con largo anticipo, si iniziò a progettare il Tour Of The Universe 2009: un progetto in grande che prevedeva il ritorno in grande stile dei Depche Mode dopo ben 4 anni d’assenza e dopo tante voci sull’incredibile forza dell’ultimo lavoro.

Il tour fece tappa a Roma il 16 Giugno allo Stadio Olimpico. Per l’evento venne occupato metà stadio che registrò il sold out,nonostante all’inizio si fosse un pò d’incertezza su quanti biglietti si fossero venduti. Il palco ( ideato dal loro storico collaboratore Anton Corbijn ) si presentava come “mastodontico”, il quale è un aggettivo minimale paragonato a quello del “Touring The Angel”, ma che comprendeva una mappamondo in alto al centro dove venivano proiettate scritte, immagini ( in compendio con lo schermo gigante dietro alla band ) e colorazioni ( in particolare il rosso per la performance di “Wrong” ). Sopra il palco una transenna piena di luci che si abbassava e si piegava al fine di dare maggiore profondità all’intervento delle luci. La disposizione dei Depche Mode era abbastanza semplice: delle pedane rialzate per i musicisti e, in prima linea, Dave e Martin che, per più di un’occaisone, hanno preso in mano la situazione cantando sulla pedana di collegamento posta di fornte al palco. Al lato due schermi in alta definizione.

Inizia lo spettacolo con un’introduzione degli M83, una band che si dedica principalmente alla sezione strumentale piuttosto che ai testi, risultando, però, un pò troppo ripetitivi e noiosi.

Con grande sorpresa del pubblico ( che, dopo lo show, pretese di riavere indietro una parte dei soldi del biglietto ), il concerto ebbe inizio una mezz’ora rima dell’orario prestabilito. Non se n’è capito bene il motivo o se sia colpa dell’organizzazione o della band, ma è pur vero che in una città caotica come Roma non bisogna mai arrivare ad un evento qualche minuto prima, ma iniziare a dirigersi molto tempo prima. Il traffico poterebbe non perdonare. Comunque, nonostante questa pecca iniziale, i Depeche Mode hanno iniziato con “In Chains”, primo brano del loro ultimo lavoor, per andare direttamente a “Wrong”. Si è proceduto, poi, attraverso brani vecchi e nuovi, dividendo il concerto in due parti, di cui la prima conteneva esclusivamente sezioni di “Sounds OF The Universe”, mentre la seconda vecchie hits. Stranamente sono stati esclusi dalla scaletta molte canzoni del precedente album ( tranne “Precious” ) e altre pietre miliari ( l’album “Exciter” non è stato sfiorato neanche per sbaglio, come anche tutti quelli del periodo ante morte apparente di Gahn ). Martin Gore, invece, si è esibito da solo cantando “Littel Soul” e “Home”, dei brani molto delicati, per poi chiudere il concerto con Dave Gahn sulle note di “Waiting For The Night”, decisamente non la migliore conclusione che ci si poteva aspettare.

Da qui si procedo verso una considerazione: l’ultimo brano era una dei “lenti” della band, messo dopo pezzi incredibili come “Enjoy The Silence” ( eseguita con un video dei Depche vestiti da astronauti ), “Personal Jesus” e “Never Let Me Down Again” e questo non rende comprensibile, infatti, la scelta del metterli prima, piuttosto che nella conclusione.

Ecco la scaletta:

In Chains
Wrong
Hole To Feed
Walking In My Shoes
It’s No Good
A Question Of Time
Precious
Fly On The Windscreen
Little Soul
Home
Come Back
Peace
In Your Room
I Feel You
In Sympathy
Enjoy The Silence
Never Let Me Down Again

Encore #1

Stripped
Master And Servant
Strangelove

Encore #2

Personal Jesus
Waiting For The Night (Bare Version)

Eccellente l’esibizione di Dave ( il quale, nonostante l’età e un’ ultima operazione per l’asportazione di un tumore alla vescica ) risulta essere ancora uno degli uomini più coinvolgenti e sexy della storia della musica. Un pò meno quella di Martin, il quale dovrebbe cercar di essere un pò più presente sul palco.

“Sounds Of The Universe” non è di certo il miglior album dei Depeche Mode, ma, per fortuna, il concerto ha permesso di rendere piacevole l’ascolto di molte tracce facendo notare che i Depeche sono ancora vivi e pronti per intraprendere un cammino tutto nuovo.