Donatelli Alberto – Non calpestare il mio giardino, recensione.

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Un album molto intimo, Rock e limpido.Ma anche imperfetto e pieno di dubbi. Come me.
L’unica convinzione che ho è quello che sono. Un cantautore armato. Armato di riff, chitarre … e parole. Un Cd per pochi. Certo che le canzoni riescano a fare qualcosa. Indipendente.Molto.

Alberto Donatelli

La cura con cui Alberto Donatelli ha confezionato il suo nuovo disco intitolato “Non calpestare il mio giardino”, è davvero unica nel panorama rock italiano, che piaccia o meno, questo disco porta con sè un incredibile quantità di materiale. Infatti oltre alle 11 tracce, il disco contiene 5 videoclip, 4 tracce video live-showcase e, come se non bastasse, ritroviamo nel cd plus anche una sceneggiatura, un monologo e un racconto inedito per fumetti.

Vi chiederete perché!?

La motivazione io l’ho colta attraverso un parallelismo semplice che definisce la differenza esistente tra un piccolo negozio di dischi, come quello narrato da Nick Hornby, e il reparto cd di Mediaworld. Un abisso concettuale, sociale, umano e culturale senza eguali. Nel grande magazzino l’acquirente trova solo la business class, trova freddezza, non curanza e se mi permettete spesso inettitudine musicale. Al contrario il piccolo e (ahimè) ormai raro negozio di dischi, ha e ha sempre avuto una cura del cliente, ospitato in un territorio fertile, adatto a curiosare a conoscere, a scoprire attraverso un rapporto umano, che permette ancora di sbordare verso analisi musico-letterarie, passando attraverso ad un infinito universo ormai troppo lontano e rarissimo.

Alberto, nel caso di questa banale e forse inflazionata metafora della vita d’oggi, rappresenta proprio il gestore di quel piccolo disc shop di periferia, dove i valori hanno ancora un significato profondo, alla pari del tempo raccolto per curarsi del dialogo e del confronto. Proprio per questo, il cantautore romano ha deciso di regalare al suo ospite-ascoltatore, qualcosa che va al di là della semplice musica, ha avuto l’inusuale ardire di raccontare qualcosa non solo attraverso la musica e le parole di una canzone, ma anche tramite qualcosa che rende “Non calpestare il mio giardino” un opera degna di nota, al di là del semplice contenuto sonoro, arrivando ad inserire “quell’anarchia controllata che stravolge l’ordine prestabilito”.

Il disco si apre con alcune frequenze radio che trasformano il noise in un incipit di presentazione al disco, attraverso un riff tipicamente italic-rock. Come ogni “Trailer” che si rispetti, la traccia iniziale definisce a grandi linee lo scheletro sonico del full lenght, che si assesta senza mezze tinte tra Ligabue e il Vasco più maturo; nulla di particolarmente innovativo né di particolarmente alternativo. Nonostante ciò, però, Alberto propone la sua musica con il cuore e con la passione del vero musicista, tra accordi aperti ed easy listening e colte citazioni versus il cantautorato pop rock d’oltremanica, come accade in “Va bè”.

Se poco convincente appare la ritmica dalle corde pulite di “Vermi, merda e fango”, non dispiace affatto “Siamo solo il ricordo degli altri”, forse il brano meglio riuscito del disco. Il sound cadenzato emerge dal riff e dalla timbrica che ben si sviluppa attorno alla voce narrante, che forse si perde nel suo outro attraverso l’ossessività compositiva al di sopra delle righe.

Sulla medesima lunghezza d’onda ritroviamo la piacevole “Semplice” ed il deja-vu-rock di “8 stagioni”, riproposta anche tra le tracce video.

Se da un alto non mancano le chitarre distorte, dall’altro lato si stagliano dallo sfondo alcune ballate interessanti come “Quando ti ho conosciuto” e “ Sei un fiore”, che nella sua f-light version chiude l’album. Una ballad pop rock misurata, il cui ritmo, dettato dal rullante, risulta piacevole, grazie alle chitarre acustiche ed un riff caldo e sonoro. L’anello debole è senza dubbio un chorus, forse troppo legato al trend anni 90, come il lineare assolo, preciso e per certi versi accattivante, ma figlio di quel mondo Vasco che forse con il tempo si sta sbiadendo.

Insomma un disco che possiede molti lati positivi e alcuni spigoli da limare, un disco che sarà di interesse a chi vive di rock italiano senza troppe pretese alternative o pretenziosità compositiva… ma spesso la genuina semplicità risulta essere proprio l’arma vincente.

TrackList:

  1. il trailer (del mio giardino)
  2. Va be’
  3. Merda, vermi e fango
  4. Sei un fiore
  5. 8 Stagioni
  6. Siamo solo il ricordo degli altri
  7. Quando ti ho conosciuto
  8. 15 anni fa
  9. Semplice
  10. Odio maggiore
  11. Sei un fiore (f-Light version)

Bonus Tracks

Videoclip

  1. 8 Stagioni
  2. Sei un fiore
  3. Voglio Fumare
  4. Semplice
  5. Io mi drogo spesso

Video “LIVE”

  1. Un’altra direzione
  2. Amo anche odiarti
  3. Dio mi spieghi
  4. Pochi giorni senza te